Dossier

Un viaggio nel sistema solare. Parte prima

L'origine degli asteroidi

Dal pianeta esploso al pianeta mancante......

Capire come gli asteroidi si sono formati non è cosa semplice. Non appena Padre Piazzi scoprì Cerere, il primo scoperto nonché il più grande, si pensò ai frammenti di un pianeta esploso che doveva posizionarsi fra le orbite di Marte e Giove. Tale idea prendeva spunto dal fatto che nel Sistema Solare ogni pianeta – o, più precisamente, ogni pianeta conosciuto all’inizio dell’800, all’epoca della scoperta di Cerere – appare orbitare ad un distanza dal Sole che segue una certa progressione, chiamata un po’ impropriamente “legge di Titius-Bode”. In particolare, a partire da una certa distanza, ogni pianeta appare collocarsi a una distanza doppia rispetto al precedente. Ciò vale grossomodo per Venere, per Marte, per Saturno e per Urano, che era stato scoperto nel 1781 da William Herschel e la cui distanza orbitale sembrava effettivamente confermare questa idea. Questa “regola” empirica avrebbe funzionato benissimo se fosse stato scoperto un corpo fra le orbite di Marte e Giove, e quindi grande clamore suscitò sia la scoperta di Cerere che quella degli altri asteroidi di maggiori dimensioni come Pallade, Giunone e Vesta, che seguirono da lì a pochi anni. Non avendo trovato un pianeta ma solo una serie di piccoli corpi, gli astronomi ottocenteschi, e in particolare il tedesco Olbers, pensarono ai resti di un corpo di dimensioni planetarie (“Minerva”) poi esploso per qualche misterioso motivo.

Oggi però molti indizi fanno pensare una cosa diversa, intanto perché tutti gli asteroidi noti, se messi insieme, formano una massa molto piccola, molto inferiore anche a quella di Plutone, Mercurio e perfino della stessa Luna. Poi perché le analisi dei meteoriti giunti sulla Terra, che altro non sono se non i frammenti di asteroidi che riescono ad arrivare al suolo, hanno evidenziato come il materiale di cui sono costituiti non abbia mai subito le pressioni e le temperature esistenti nell’interno di un pianeta. Oggi si pensa piuttosto che gli asteroidi siano il frutto di un “aborto” planetario, cioè che siano dei planetesimi che in questa zona non hanno potuto dare luogo a un pianeta a causa del disturbo gravitazionale di Giove, capace di perturbare le loro orbite e di “rimescolarle” a tal punto da generare parecchie rotte di collisione fra questi piccoli corpi. Gli urti reciproci avrebbero frammentato i planetesimi in corpi sempre più piccoli e sempre più numerosi fino alla situazione attuale in cui gli impatti sono drasticamente diminuiti. Questa idea sembra confermata dalla presenza di raggruppamenti di vere e proprie famiglie di asteroidi su certe orbite favorite e dalla pressoché totale assenza in altre, dette “lacune di Kirkwood”, evidentemente sfavorite dalle perturbazioni provocate da Giove sul moto orbitale di questi piccoli corpi.

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