Il pericolo di un impatto con la terra
Il grande interesse per gli asteroidi è stato recentemente moltiplicato dall’attenzione rivolta loro dai mass-media a causa del pericolo (teorico) di un impatto fra uno di questi corpi vaganti e il nostro pianeta. Non c’è dubbio, infatti, che tali eventi siano accaduti molte volte nella storia del Sistema Solare. Ce lo dicono le superfici tormentate di Mercurio e della Luna, corpi troppo piccoli per mantenere un’atmosfera e quindi per avere una sorta di schermo protettivo, in grado di consumare almeno i corpi di minore diametro o consistenza. Ce lo dice l’impatto verificatosi nel luglio del ’94 fra i resti della cometa Shoemaker-Levy 9, frammentatasi in una ventina di pezzi, e il pianeta Giove. Ce lo dicono anche quei pochi crateri sulla superficie terrestre che non sono stati ancora erosi dagli agenti atmosferici o dai movimenti geologici, come il famoso Meteor Crater in Arizona.
Ma sono soprattutto le teorie catastrofiste che cercano di dare una spiegazione alle grandi estinzioni che periodicamente hanno caratterizzato l’evoluzione biologica del nostro pianeta a lanciare l’allarme. Per esempio, secondo i fratelli Alvarez, e sebbene la maggior parte dei paleontologi rimanga in disaccordo, l’estinzione dei dinosauri avrebbe come responsabile un impatto con un grosso asteroide, compreso fra i 10 e i 20 Km di diametro, verificatosi 65 milioni di anni fa, alla fine del periodo Cretacico. E le tracce di un grosso cratere rinvenute all’inizio degli anni ’90 nella penisola dello Yucatan sembrano proprio avere età e dimensioni tali da dare maggiore concretezza a questa ipotesi, definita con molta enfasi “teoria dell’asteroide killer”. Anche il cosiddetto “evento Tunguska” del 1908, un’esplosione avvenuta nell’atmosfera sopra una desolata landa siberiana, per fortuna disabitata, capace di distruggere chilometri e chilometri di foresta sembra riconducibile all’impatto con un piccolo asteroide o con una cometa.
In realtà, per fortuna, fra gli asteroidi conosciuti e catalogati, di cui cioè si conoscono bene i parametri orbitali, nessuno può ritenersi pericoloso per i prossimi secoli. Rimane però un certo rischio, molto piccolo per scale temporali comparabili con la vita dell’uomo ma comunque non del tutto trascurabile, per gli asteroidi non ancora scoperti o per quelli la cui orbita non è ancora stata determinata con sufficiente precisione. Da questo punto di vista diventerebbe cruciale avvistare il pericolo con alcuni anni di anticipo, in modo da pensare alle contromisure adatte, fra cui le più promettenti sembrano quelle che prevedono di deviare anche di pochissimo la rotta dell’asteroide tramite una serie di cariche da far esplodere sulla sua superficie o nelle immediate vicinanze. Gli asteroidi sono infatti corpi piccoli, molto soggetti alle perturbazioni gravitazionali dei pianeti maggiori, e anche una piccola onda d’urto è in grado di modificare la loro orbita di quel tanto che basta da evitare una collisione con un altro corpo celeste.