Dossier

Un viaggio nel sistema solare. Parte prima

L'aspetto di Marte

All’osservazione telescopica, eseguita anche con i migliori telescopi terrestri, raramente Marte regala soddisfazioni. Colpa delle sue dimensioni solitamente troppo ridotte, eccezion fatta per i periodi nei quali si trova in opposizione. Solitamente appare come un dischetto rossastro, con qualche macchia superficiale e, se l’orientamento del pianeta lo consente, con una macchiolina biancastra su uno dei due poli. Le indistinte osservazioni eseguite da Terra hanno creato non pochi equivoci, specie alla fine del secolo scorso.

L’italiano Giovanni Virgilio Schiapparelli riportò di aver osservato dei canali sulla superficie del pianeta e ci fu chi interpretò questa osservazione come la prova dell’esistenza di canali artificiali, costruiti da una civiltà marziana.

Schiaparelli, Diari: Marte 1877 prima osservazione Altri, osservando la variazione a cui andavano soggette le calotte polari e le fugaci macchie scure che si distinguevano a malapena sul dischetto rosso del pianeta, pensarono di aver osservato variazioni stagionali nell’estensione di un’ipotetica vegetazione marziana.

Marte: Twin Peaks ripresi dal robot Sojourner (1997) Ma uno sguardo più ravvicinato, reso possibile dall’invio di sonde automatiche, mostra un aspetto del tutto diverso: Marte è un pianeta dall’aspetto arido e desertico, senza alcuna traccia di forme di vita macroscopiche. L’emisfero Nord è relativamente piatto e poco craterizzato, come se qualche imponente trasformazione avesse cancellato le tracce degli impatti di asteroidi, che invece si osservano ben 5 volte più numerosi nell’emisfero sud. Lungo l’equatore un gigantesco canyon di circa 4.500 Km di lunghezza, 600 Km di larghezza e 7 Km di profondità taglia il pianeta come una profonda cicatrice: è la Mariner Valley (o Valles Marineris per chi preferisce il latino all’inglese), la struttura più evidente di tutto il pianeta, così chiamata in onore della navicella Mariner 9 che per prima la individuò. Nei pressi si trova la regione di Tharsis, dominata da giganteschi vulcani a scudo, simili a quelli hawaiani. Proprio un vulcano di Marte, il Monte Olimpo, è la montagna più alta di tutto il Sistema Solare. Alto tre volte l’Everest ed esteso alla base per oltre 500 Km, si può osservare anche al telescopio; essendo spesso ricoperto da nubi appare come una piccola macchia, conosciuta come “Nix Olimpica” (neve dell’Olimpo). Si tratta di un vulcano spento, testimone silenzioso delle immani eruzioni che devono aver caratterizzato il passato geologico del pianeta. Molte rocce marziane sono infatti di origine vulcanica ma non mancano indizi della presenza di rocce sedimentarie, che potrebbero essersi formate un tempo, quando forse la superficie di Marte era ricoperta da fiumi e oceani. Oggi l’acqua in parte è andata dispersa nello spazio a causa della debole gravità del pianeta e in parte si trova ghiacciata nel sottosuolo, frammista a roccia, in un mix che gli scienziati chiamano “permafrost”.

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