Dossier

Un viaggio nel sistema solare. Parte prima

Un inferno dantesco

L'inospitale pianeta Venere A dispetto del nome, che rievoca caratteristiche femminili di dolcezza e sensualità, Venere è uno dei corpi più inospitali dell’intero Sistema Solare. La sua atmosfera è densissima, al punto da ricoprire costantemente il pianeta e da impedire qualsiasi osservazione diretta del suolo. Se osservate in ottico le nubi venusiane appaiono uniformi mentre le immagini nell’ultravioletto segnalano la presenza di un moto vorticoso che percorre il pianeta in 4 giorni. L’atmosfera è costituita per il 96% da anidride carbonica mentre il resto è dato soprattutto dall’azoto ma non mancano tracce di acido solforico e di altri composti acidi localizzati soprattutto a una quota compresa fra i 48 e i 58 Km. Il risultato di un’atmosfera così ricca di anidride carbonica è un effetto serra spaventoso; il calore solare che riesce a superare la barriera di nubi non ha poi più via di fuga.

Le nuvole che ricoprono Venere, riprese nel 1979 dalla sonda Pioneer Venus. Vero è che le nubi venusiane riflettono e assorbono molto di più di quelle terrestri e che al suolo arriva quindi meno luce (e meno energia) che sul nostro pianeta. Ma una volta che la luce e il calore raggiungono la superficie un po’ di energia viene assorbita e il calore che viene riemesso non ha più la forza per superare la spessa atmosfera e disperdersi nello spazio e rimane pertanto intrappolato negli strati atmosferici prossimi alla superficie contribuendo così sensibilmente all’aumento della temperatura.

Per questo motivo su Venere fa perfino più caldo che su Mercurio, nonostante il pianeta venusiano sia più lontano dal Sole di circa il doppio; la temperatura supera normalmente i 440° un po’ dappertutto perché l’atmosfera immagazzina così bene il calore da trasportarlo ovunque, perfino ai poli e nell’emisfero notturno. Inoltre la spessa coltre atmosferica ha un altro effetto per noi inusuale e deleterio: una spaventosa pressione al suolo, pari a circa 90 volte quella esistente al livello del mare sulla Terra e paragonabile solo a quella dei nostri fondali oceanici di almeno 1.000 m di profondità. Per tutti questi motivi perfino le sonde automatiche che hanno tentato di scendere sul pianeta e di esplorarne la superficie hanno incontrato seri problemi e soltanto un paio di sonde sovietiche della serie Venera, più simili a batiscafi che a navi spaziali, sono riuscite nell’intento, sopravvivendo però soltanto un paio d’ore in quell’ambiente davvero infernale.

Suggerimenti