Dossier

Un viaggio nel sistema solare. Parte prima

Marte il pianeta rosso

Marte in primavera, fotografato dal telescopio spaziale Hubble nel febbraio 1995. Fin dall’antichità Marte ha attirato l’attenzione degli uomini per il suo colore rosso sanguigno. Per questo è stato associato ad Ares, il dio greco della guerra. Oggi sappiamo che questa sua caratteristica è legata al contenuto di ossidi di ferro delle sue rocce e che Marte è un piccolo mondo arido, con una tenue atmosfera. Piccolo perché il suo diametro è grossomodo la metà di quello terrestre e la sua massa è appena il 10% di quella del nostro pianeta. Anche la densità è sensibilmente più bassa, essendo Marte il corpo meno denso dei quattro pianeti rocciosi. È anche il più esterno dato che orbita a una distanza media di circa 228 milioni di Km dal Sole; la sua orbita è però marcatamente ellittica e questo fa sì che la sua distanza minima dalla Terra possa variare parecchio. Marte impiega poco più di 24 ore a ruotare su se stesso e circa due anni a completare la sua orbita intorno al Sole; i passaggi ravvicinati con il nostro pianeta (le “opposizioni”) si verificano a intervalli di circa 26 mesi, ma la distanza minima può variare da un centinaio di milioni di Km fino a poco più della metà nei casi più favorevoli.

Del resto è stata proprio questa forte ellitticità dell’orbita marziana a incuriosire gli astronomi del passato; il modello tolemaico, pur con diversi correttivi, non riusciva ad aver ragione dell’orbita di Marte con la precisione desiderata e fu Keplero, sulla base delle misure eseguite dal suo maestro, l’astronomo danese Tycho Brahe, a intuire che i conti sarebbero tornati meglio introducendo orbite leggermente ellittiche invece di sferiche e posizionando il Sole in uno dei due fuochi delle ellissi. Con ciò si sconfisse uno dei tanti tabù ereditati dalla concezione aristotelica del cosmo, e cioè che i pianeti si potessero muovere solo seguendo orbite circolari, essendo la circonferenza l’unica forma geometrica ritenuta perfetta.

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