L'aumento dei prezzi
La giusta ragione d'imbarazzo, più che l'investimento in sé, è la crescita del costo del progetto nel corso della sua storia. Una storia lunga almeno vent'anni.
Il primo passo concreto degli Stati Uniti verso una stazione spaziale autarchica, denominata Freedom (Libertà) risale infatti al 1981, l'epoca degli scudi spaziali di Ronald Reagan.
Freedom, dopo lo sbarco sulla Luna, doveva essere il ritorno alla supremazia americana nella conquista dello Spazio. Ma nel corso del decennio che segue, il progetto viene rivisto, azzerato, riesumato, ridimensionato. E mentre gli studi di progettazione, di fattibilità, di analisi si avvicendano e le carte si accumulano, il mondo sta cambiando. L'Unione Sovietica e il Patto di Varsavia si sgretolano velocemente, la conquista della supremazia americana smette di esigere una prova di forza: la stazione spaziale russa Mir è in orbita intorno alla Terra, è vero, ma la Terra ha iniziato a orbitare intorno agli Stati Uniti.
Il rilancio del progetto è del 1993, quando il presidente Clinton si trova fra le mani un conto di oltre 10 miliardi di dollari in progetti rimasti su carta. O poco più.
E stabilisce che la Stazione Spaziale Alpha sarebbe volata nel 2002, e sarebbe costata 17.4 miliardi di dollari, grazie anche al coinvolgimento nel programma degli stessi russi, depositari di un'immensa esperienza di permanenza umana nello spazio. Con l'imbarco della Russia, la Stazione Spaziale, che già prevedeva la partecipazione di ESA, Canada e Giappone, diventava definitivamente Internazionale, un ponte nello spazio fra due schieramenti politici sulla Terra.
Ma torniamo ai costi. Nel 1993 dovevano essere 17.4 miliardi di dollari. Nell'anno fiscale 1999, la NASA presenta una richiesta di finanziamenti per 21 miliardi di dollari, prevedendo di avere la Stazione pronta per la fine del 2004. E nel contempo si chiede una revisione del progetto e un controllo dei costi a una commissione indipendente. Che dopo sei mesi rilascia un report piuttosto duro. Secondo il quale, la NASA ha sottovalutato i rischi di un'impresa così gigantesca e mai tentata prima. E soprattutto non ha fatto fino in fondo i conti con l'insolvenza della Russia, che pure era stata foraggiata con 650 milioni di dollari dal '94 al '98, ma che ora si trova più che mai in difficoltà, tanto da non poter garantire il supporto continuativo e regolare al programma spaziale.
Questo produce un ritardo nella costruzione degli elementi da mettere in orbita e dunque un nuovo innalzamento dei costi. Tanto per fare un esempio, il lancio del modulo sovietico Zvedza è stato ritardato di circa 2 anni rispetto alle previsioni del 28 settembre del 1994, causando un costo addizionale sull'intero progetto valutato in circa 3 miliardi di dollari.
Per farla breve, il prezzo dell'ISS è passato da 17.4 miliardi di dollari (1993) ai 22-24 miliardi di dollari dell'ultima previsione di spesa (1999). Nel contempo, il termine della sua costruzione è scivolato dal 2002 al 2006, secondo la revisione F del progetto.