Dossier

La Stazione Spaziale Internazionale

Dalle stelle alle case

Non vi sentite un po' astronauti quando giocate a tennis con una racchetta ultraleggera? E quando vi togliete gli occhiali, dalla nuova montatura in lega metallica, leggera e flessibile? E quando fate la spesa, di fronte alla cassiera che vi guarda, mentre fa scivolare il codice a barre dei vostri acquisti sulla fotocellula che ne rivela il prezzo?

No, non ci si può sentire astronauti per questo. Eppure molte delle tecnologie che sono ormai entrate nell'uso quotidiano sono state sviluppate in parallelo o solo dopo che sono state utilizzate nello spazio.

E non c'è da stupirsi, perché mettere in orbita un satellite, permettere ad alcuni esseri umani di abitare su una stazione orbitante come la ISS, sono imprese possibili solo perché si è stati capaci di risolvere una lunga serie di sfide e di problemi tecnologici incontrati e risolti nei decenni passati.

Un esempio, tra i più semplici. Per mettere un satellite in orbita è necessario accelerarlo fino a una velocità di circa 11 km/s, cioè circa 40000 km/h. A questo scopo si utilizzano speciali razzi, detti lanciatori come, per esempio, l'europeo Ariane5.

Un lanciatore, però, non può mettere in orbita un satellite qualsiasi: occorre che il carico non superi una certa massa. È chiaro dunque che la ricerca di metalli leggeri e resistenti, che consentano di costruire satelliti più leggeri, diventa uno dei principali obiettivi della ricerca sui materiali legata alle attività spaziali. Ma i metalli leggeri hanno anche un numero enorme di applicazioni nelle costruzioni di aeroplani per uso civile: il passaggio dallo spazio alla Terra è stato quasi obbligato.

Un altro esempio: per far respirare un uomo all'interno di un ambiente pressurizzato in orbita intorno alla Terra, si deve immettere ossigeno nell'aria. L'ossigeno è altamente infiammabile e le fiamme su una stazione orbitante sono tra i disastri più temuti. Dunque, fin dalle prime esperienze con lo Skylab, agli inizi degli anni 1970, tra i materiali più richiesti ci sono stati quei tessuti o quei materiali da costruzione ignifughi che, in qualche modo, arrestano le fiamme o ne rallentano l'avanzata.

Una volta che questi materiali sono stati inventati e che la loro produzione è stata ottenuta a costi abbordabili per le industrie private, si è passati all'utilizzo dei nuovi materiali per le tute dei pompieri.

Si tratta dunque di riuscire ad adattare alcune delle nuove tecniche per le attività spaziali e di utilizzarle su larga scala per migliorare la vita di tutti. Questo processo di identificazione e adattamento di una tecnologia spaziale alle esigenze terrestri va sotto il nome di "trasferimento tecnologico".

La situazione ricorda, per molti versi, quella della conquista della navigazione, nel corso dei secoli passati. Imparare a costruire navi che tenessero il mare aperto, che fossero in grado di solcare le onde per centinaia di miglia e di trasportare merci ed eserciti: tutto questo ha costituito la spinta per inventare nuove tecniche per rendere impermeabili il legname, per cercare nuovi materiali da costruzione, per misurare il tempo in maniera indipendente dalla posizione delle stelle o dal tempo atmosferico dal moto della nave, come invece avveniva all'epoca in cui si utilizzavano clessidre o pendoli.

Con lo spazio accade una cosa analoga: per usare lo spazio (basti pensare alla tecnologia di telecomunicazioni satellitari) bisogna conoscerlo. Per conoscerlo occorre usarlo e studiarlo.

In passato il trasferimento di tecnologia pensata per le attività spaziali alle applicazione alla vita di tutti i giorni è stata soprattutto casuale. Famoso è l'esempio dei cristalli di quarzo, che furono utilizzati per la prima volta dalla NASA negli anni '60 per garantire alle missioni Apollo una misura affidabile di tempo e che, nel decennio successivo, hanno invaso il mercato degli orologi da polso.

Oggi sia la NASA che l'ESA includono nei loro programmi anche la ricerca sistematica di tutti i possibili adattamenti di tecnologie spaziali.

Con risultati a volte esilaranti, come nel caso di una ditta tedesca, leader nel mercato europeo nell'impacchettamento delle patatine, che è riuscita a migliorare l'efficienza e la qualità dei suoi prodotti utilizzando un complesso software realizzato dall'ESA per simulare l'atterraggio della sonda scientifica europea Huygens su Titano, una delle Lune di Saturno.

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