Dossier

La Stazione Spaziale Internazionale

Bere e mangiare

Anche la dieta degli astronauti è influenzata dall'assenza di peso. E non tanto perché le particolari condizioni ambientali richiedono di consumare un certo cibo piuttosto che un altro, ma perché impongono di conservare e consumare i pasti con qualche accorgimento speciale.

Prendiamo un bicchiere d'acqua, per esempio. Sulla Terra basta portarlo alle labbra, inclinarlo, e l'acqua scivola in bocca, grazie alla forza di gravità. Su una stazione spaziale questo non accade: il bicchiere si inclina, ma l'acqua rimane lì. Si può anche rovesciarlo, il bicchiere. E se lo si facciamo con un certo garbo, possiamo ottenere una situazione in cui l'acqua è più in basso del bicchiere. Ma l'astronauta assetato non deve fare giochi da circo. Deve solo bere, lui.

Per convincere un po' d'acqua ad uscire da un recipiente occorre imprimere una forza all'acqua impedendo al recipiente di muoversi. La stessa cosa che si fa quando si agita una bottiglia di champagne. Ma in questo caso, l'acqua contenuta nel bicchiere viene espulsa fuori, e si muove galleggiando nell'aria. Come infilarla in bocca?

È chiaro che utilizzare un bicchiere per bere non è la cosa più semplice. Molto più semplice usare una cannuccia. Già: le bottiglie sono tappate, il tappo è perforabile con una semplice cannuccia di plastica che si fa penetrare all'interno della bottiglia. E poi si succhia. E una volta che sia in bocca, occorre inghiottire. Mica va giù da sé, l'acqua. Bisogna dirglielo. Poi ci pensano i movimenti peristaltici in modo naturale a condurla a destinazione.

gelatina da mangiare nello spazio

Un paio di limitazioni: niente caffè, niente bevande gassate. Le bollicine, in orbita, non vanno proprio giù.

Anche la qualità del cibo a disposizione di un astronauta, con il passare del tempo, è migliorata sensibilmente. Già sulla Mir c'era una specie di angolo cottura, con un tavolino, delle sedie su cui appollaiarsi (sedersi non è proprio il termine giusto, data l'assenza di peso), un frigorifero e un macchinario per scaldare l'acqua che serviva poi per preparare il cibo liofilizzato.

Certo, manca la verdura fresca. Ma con i moderni frigoriferi di cui è dotata, la verdura fresca manca soprattutto perché gli astronauti non possono scendere dal verduraio di sotto ogni giorno. Sulla Mir capitava che a bordo dei Progress di rifornimento, veicoli di cui si serve anche la ISS, venissero caricati anche frigoriferi con qualche pomodoro. E ogni volta che arrivava un pomodoro era una festa.

Accade anche che sia consentito qualche alimento speciale. Per esempio l'astronauta italiano Franco Malerba, il primo italiano a bordo di uno Space Shuttle, nel 1992 portò con sé del parmigiano reggiano. Non un grande spicchio da grattare sulla pasta, perché sarebbe stato un disastro convincere i grani di formaggio a depositarsi sulla pasta, ma a cubetti. Un modo forse non canonico per consumare il parmigiano, ma che non toglie niente al sapore del nostro formaggio nazionale.

E a proposito di sapori, ecco una controindicazione del volo spaziale a cui non si penserebbe.

Sulla Terra, la distribuzione di liquidi nel corpo umano è regolata dalla gravità. In assenza di gravità i liquidi si dispongono come se si trovassero in un unico tubo orizzontale. La pressione dei liquidi è la stessa in ogni punto del corpo.

E questo fa sì che gli astronauti abbiano spesso il naso tappato, un fastidio continuo che causa anche la perdita di sensibilità olfattiva e del gusto. Ecco perché i cibi stagionati sono fra i più richiesti tra gli abitanti dello spazio. Occorrono gusti forti, un salame piccante piuttosto che una delicata tartina al salmone.

Gusti forti, per uomini di frontiera. Come nei vecchi film western.