Dossier

Alla conquista del Pianeta Rosso

Alla conquista del Pianeta Rosso

Breve storia delle missioni spaziali dirette verso Marte.

Sputnik Il 4 ottobre 1957, un debole segnale proveniente dallo spazio sanciva l'inizio dell'era spaziale.

Il segnale era quello dello Sputnik 1, il primo satellite artificiale della Terra.

Radio Mosca, dopo aver ripetuto per tre volte la parola "attenzione", diramò un dispaccio in inglese, cosicché tutti potessero capirlo, per comunicare al mondo la grande impresa:

"Il primo satellite artificiale della Terra è stato lanciato con successo dall'Unione Sovietica ed ora gira intorno alla Terra seguendo una traiettoria ellittica ad una distanza dalla superficie terrestre di 900 chilometri"

In piena Guerra Fredda, lo spazio divenne uno dei campi di battaglia più prestigiosi dove far sventolare la bandiera del più forte: da una parte quella a stelle e strisce degli Stati Uniti dall'altra quella con la falce e il martello dell'Urss.

Il primo straordinario punto era stato appena segnato.

Dopo il successo dello Sputnik 1, a cui fece seguito un mese dopo un altro fortunato lancio quello dello Sputnik 2 con a bordo la cagnetta Laika, peraltro destinata al sacrificio poiché la capsula non era predisposta per far ritorno sulla terra, i sovietici apparivano in grado di surclassare rivali statunitensi anche per quello che riguardava l'esplorazione del sistema solare, in particolare quella di Marte.

Verso la fine del 1960 l'Urss aveva pronte sulle rampe di lancio due sonde Marsnik con l'obiettivo di sorvolare il pianeta e inviare a terra dati e immagini.

Ma le cose ebbero un esito diverso da quello sperato dall' Unione sovietica e la storia avrebbe dato ragione agli Stati Uniti che, intanto, il 31 gennaio del 1958 erano riusciti a cogliere il loro primo grande successo: la messa in orbita del primo satellite "made in Usa", l'Explorer 1.

La sfida era solo all'inizio.

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