Dossier

La ricerca sulle staminali: risultati, prospettive, prerequisiti - Parte II

Riflessioni

Per il trattamento efficace della DMD, resta da calcolare quante cellule vitali possano essere isolate da una biopsia; quasi certamente questo numero non è sufficiente per un trapianto diretto (magari dopo la correzione del gene), per cui l’amplificazione delle cellule in coltura è un passaggio obbligato per ottenere il numero di cellule (miliardi) necessari a trattare i muscoli più importanti del paziente.

Durante questo processo le cellule potrebbero diventare senescenti (invecchiare), quindi smettere di proliferare e differenziare. Questo può succedere più facilmente per cellule satelliti derivate da un paziente distrofico, dal momento che potrebbero aver già esaurito le loro potenzialità proliferative durante i cicli di rigenerazione avvenuti in vivo.

Per le cellule derivate dai pazienti, è necessaria la correzione efficace del gene e questo potrebbe essere problematico per il gene molto grande della distrofina, che non può essere inserito in un vettore di trasferimento virale, ma altre strategie molecolari alternative, come i mini-geni o i metodi di salto della mutazione durante la trascrizione, sembrano essere promettenti.

I vettori derivati dai lentivirus sembrano essere molto efficienti nella correzione delle cellule malate, ma il loro uso dipende ancora dall’approvazione dagli enti deputati alla regolamentazione.

Infine, il trasporto fino al tessuto muscolare scheletrico è uno dei problemi tecnici principali che deve essere risolto, soprattutto per le cellule satelliti, che non possono attraversare le pareti dei vasi.

- Una delle principali incognite è se le cellule prese dal paziente e coltivate in laboratorio potrebbero essere sufficienti per crescere e differenziare in modo appropriato nel paziente.

- Sono necessari metodi alternativi ai vettori virali comunemente usati per trasferire il gene corretto nelle cellule del paziente.

Suggerimenti