Dossier

La ricerca sulle staminali: risultati, prospettive, prerequisiti - Parte II

Riflessioni

I programmi di ricerca in corso stanno cercando risposte alle seguenti domande, relative all’identificazione e al contributo dei precursori endoteliali nel trattamento dell’aterosclerosi:

- caratterizzazione e identificazione di diversi precursori cellulari endoteliali. Vari studi forniscono evidenze che i precursori cellulari endoteliali possono essere derivati dalle cellule staminali emopoietiche che esprimono le proteine CD133 o CD34 e usate per identificare e misurare i precursori cellulari endoteliali nell’uomo (per esempio CD34/KDR, CD133/KDR). Comunque, non si esclude che la presenza di cellule progenitrici endoteliali che derivano da altre fonti all’interno del midollo osseo (per esempio le cellule staminali mesenchimatiche, cellule SP) o da altre cellule staminali residenti. Inoltre, gli intermedi mieloidi (cellule che maturando si trasformano in globuli bianchi) potrebbero avere la capacità di contribuire alla riparazione endoteliale La definizione e la caratterizzazione di questi precursori endoteliali è in fase di studio (3).

- il doppio ruolo dei precursori cellulari. Migliorando la neovascolarizzazione (la formazione di nuovi vasi sanguigni), le cellule progenitrici endoteliali possono anche contribuire alla formazione di vasi nelle placche aterosclerotiche, quindi potenzialmente le destabilizzano (una conseguenza negativa). Nonostante ciò, i trial clinici e gli esperimenti negli animali non confermano un importante effetto pro-aterosclerotico dei precursori endogeni o inoculati. Una valutazione accurata dei possibili effetti collaterali deve essere considerata negli studi successivi.

In questo momento, il principale ostacolo è relativo all’enorme differenza nell’incorporazione di precursori circolanti nell’endotelio vascolare. Secondo studi sperimentali il tasso di incorporazione di precursori cellulari varia dallo 0 al 100% di nuovi vasi sanguigni nell’ischemia e nei modelli tumorali. L’estensione dell’incorporazione potrebbe dipendere in modo cruciale da modelli sperimentali (per esempio, estensione del danno, tipo di tumore, ecc.) e la fonte di precursori cellulari utilizzata.

Ad ogni modo, l’effetto terapeutico della terapia cellulare delle malattie ischemiche potrebbe non dipendere solo dall’incorporazione fisica delle cellule nel rivestimento endoteliale. Potrebbe essere dovuto anche a fattori di crescita rilasciati dagli stessi precursori che, a loro volta, potrebbero promuovere la formazione di nuovi vasi sanguigni e la riparazione dei tessuti in modo paracrino (per esempio, agendo localmente in un tessuto vicino).

I precursori possono essere anche incorporati nella parte vascolare (localizzazione perivascolare) invece che nel monostrato endoteliale, supportando quindi la stabilità vascolare e la maturazione. Non è chiaro al momento se il miglioramento nella formazione dei vasi sanguigni indotta dalla terapia a base di precursori o cellule staminali dipenda, invece, dalla “staminalità” di queste cellule o possa essere ottenuta anche con altri tipi cellulari, come quelli che danno origine ai globuli bianchi (linea mieloide).

Suggerimenti