Le insalate
La stagione tipica per molti tipi d’insalata era fino a non molti anni or sono la primavera. Oggigiorno, l’uso delle serre ne permette la coltivazione per tutto l’anno.
Le specie vegetali di cui si consumano le foglie come insalate presentano forme e colori diversi e cespi di dimensioni e forme molto variabili. In comune hanno la caratteristica di un altissimo contenuto in acqua ( 95% ed oltre), proteine e glucidi che ammontano insieme solo al 2-3%, grassi nulli. Sono perciò un alimento ideale per le diete ipocaloriche e quando si vuole migliorare l’apporto di vitamine, soprattutto la A e la C, di cui sono ricche.
La cicoria o radicchio –
Oltre che per il consumo fresco, già dal 1600 si cominciò ad usarla, essiccata, come surrogato del caffè. Napoleone ne favorì la diffusione quando, nel 1806, in regime di completa autarchia, vietò l’importazione di prodotti provenienti dalla Gran Bretagna e dalle sue colonie, ivi compreso il caffè.
Un’altra specie –
Entrambe sono insalate croccanti e si utilizzano sia crude che cotte. La parte più interna del loro cespo è bianca, ma non si tratta di una caratteristica della specie. È invece è la conseguenza della pratica orticola dell’imbiancamento: i cespi vengono legati in campo, cosicché i tessuti vegetali, non raggiunti dalla luce, non fanno la fotosintesi clorofilliana e diventano bianchi. Restano così più teneri (perché non inizia la lignificazione delle cellule) e croccanti al palato. Lo stesso trattamento si usa per sedani, finocchi e asparagi.
La lattuga –
È commercializzata in cespi, di forma globosa o allungata, che altro non sono che grandi gemme, in cui le foglie esterne, grandi e costolute, racchiudono via via foglie sempre più piccole e tenere. Il tipo con testa tondeggiante o a cappuccio corrisponde alla varietà capitata, mentre quello con cespo allungato o romana è la varietà longifolia.