Dossier

I frutti della terra

Carciofo

Il carciofo comunemente coltivato (Cynara cardunculus var. scolymus) prende origine dall'omonima specie spontanea, molto diffusa in tutte le zone mediterranee.

Conosciuto già in epoca romana, nei secoli successivi conobbe momenti di grande successo (Caterina de' Medici ne era golosa) ed altri in cui venne dimenticato. Già a partire dal 1600 gli furono comunque riconosciute proprietà altamente terapeutiche.

carciofo

La pianta, erbacea e perenne, raggiunge notevoli dimensioni. Le foglie molto vigorose, lunghe anche 60-80 centimetri, presentano lobi e denti accentuati e possono terminare con spine. Il fusto centrale termina con una infiorescenza, che rappresenta la parte edule. E' formata da una parte basale, di consistenza carnosa il ricettacolo da cui partono le brattee: si tratta di foglie coriacee, racchiuse le une sulle altre, che diventano via via più tenere procedendo verso l'interno, dove si trovano i protettissimi fiori.

Questi non sono normalmente visibili nei carciofi da consumare, se non in forma di peluria setosa e lucida, perché le infiorescenze vengono raccolte immature. Se lasciate sulla pianta, danno luogo a fiori di colore violetto intenso.

Le diverse cultivar si distinguono per la presenza o meno di spine sulle brattee, per il loro colore, verde o violetto, e per l'epoca di raccolta, da novembre a giugno.

Il valore nutrizionale del carciofo è scarso, perché oltre l'80% è costituito da acqua, mentre gli zuccheri rappresentano circa il 10%, le proteine sono scarse ed i lipidi quasi inesistenti.

E' però una buona fonte di vitamina A e di alcune vitamine del gruppo B. Contiene, soprattutto nelle foglie, la cinarina, una sostanza per composizione simile alla caffeina: le proprietà curative di questo composto sono state a lungo sfruttate nella farmacopea del passato per il trattamento delle malattie del fegato.

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