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Le ricerche di miglioramento genetico delle piante alla Facoltà di Agraria di Torino

Per conoscere il lavoro che l’Università di Torino svolge attualmente nel settore del miglioramento genetico delle piante coltivate abbiamo intervistato il Prof. Sergio Lanteri, professore ordinario presso il Dipartimento di Valorizzazione e Protezione delle Risorse Agroforestali , settore Genetica agraria, e responsabile del corso di laurea in Biotecnologie agrarie vegetali.

Professor Lanteri, quali sono gli strumenti oggi disponibili per i ricercatori della genetica agraria che si occupano di miglioramento genetico delle piante?

Negli ultimi 20 anni si sono rese disponibili tecniche di analisi molecolare che permettono di ottimizzare e accelerare la realizzazione di programmi di selezione allo scopo di migliorare la quantità e la qualità dei prodotti agricoli o di rendere le specie agrarie resistenti a patogeni o a condizioni ambientali difficili (salinità del terreno, stress idrici ecc). Parallelamente, si sono sviluppate tecniche di manipolazione genetica che permettono di ottenere risultati non conseguibili mediante applicazione di strategie classiche di miglioramento genetico. Occorre inoltre sottolineare che le tecniche di analisi molecolare del DNA possono trovare applicazione anche nella caratterizzazione varietale (il cosiddetto "fingerprinting varietale") per dotarle di una specie di “codice a barre” che le rende inequivocabilmente identificabili e che permette di proteggere i diritti del costitutore di varietà commerciali o di valorizzare ecotipi locali tipici come prodotti DOP e IGP. Mediante l’ applicazione delle tecniche dei cosiddetti ‘marcatori molecolari’ vengono infatti rilevate differenze a carico del DNA che non sono influenzate dall’ambiente in cui cresce la pianta, come avviene per molte caratteristiche morfologiche.

Quali sono, tra le attività svolte presso il suo gruppo di ricerca , quelle che offrono le maggiori prospettive per il futuro?

Tra le attività svolte dal mio Istituto, dove ho la fortuna di collaborare con un gruppo di ricercatori giovani, preparati e determinati, ce ne sono alcune con una forte connotazione di legame con il territorio quali il recupero e la Capolino di Cynara cardunculus valorizzazione di ecotipi di specie ortive e la costruzione delle mappe genetico molecolari di due specie ortive: il peperone ed il Cynara cardunculus, che include il cardo ed il carciofo. La costruzione di mappe genetico molecolari è finalizzata a chiarire quale sia l’organizzazione del genoma, cioè dell’informazione genetica, di una specie. Ciò rende possibile poter applicare programmi di miglioramento genetico molto più mirati e finalizzati per ottenere il trasferimento di caratteri di “resistenza a patogeni” alle varietà di interesse commerciale come anche il trasferimento di caratteristiche che migliorano la qualità della produzione. Si tratta della cosiddetta M.A.S., dall’inglese marker assisted selection , cioè selezione assistita da marcatori molecolari. Nel peperone, ad esempio, abbiamo identificato la posizione di geni che conferiscono resistenza alla Phytophtora, al Verticillium e a nematodi, che rappresentano i patogeni più temuti in coltivazione. Tale attività è condotta in collaborazione con altri gruppi di ricerca sia nazionali che europei.

E per il carciofo?

Il carciofo è una pianta che ci sta riservando delle piacevoli sorprese in quanto, oltre all’uso alimentare, si sta dimostrando una vera miniera di opportunità come coltura no food. E’ infatti una specie di notevole interesse per la produzione di biomassa, e per l’estrazione di sostanze di interesse farmaceutico. La specie inoltre è piuttosto rustica, vale a dire non ha molte esigenze e quindi può anche essere coltivata in aree marginali dove altre specie non trovano le condizioni necessarie per crescere. Per il carciofo è il nostro gruppo ad avere sviluppato la prima mappa genetica molecolare e, visto il notevole interesse per la specie dimostrata dalla comunità scientifica internazionale, sono in corso collaborazioni anche con gruppi di ricerca statunitensi e sud americani. Ma non solo, è possibile estrarre dal carciofo olio di ottime qualità organolettiche con rese ad ettaro confrontabili con quelle del girasole. Con le tecniche di miglioramento genetico sarà possibile aumentare la resa in olio del carciofo selezionando ed identificando genotipi che producano elevate quantità di seme da cui sia possibile estrarre olio di qualità.

Allora una pianta per tanti usi?

Il carciofo, oltre alle sue produzioni alimentari ed energetiche, è un esempio di quelle che oggi possiamo chiamare le biofabbriche del futuro: cioè specie vegetali sfruttabili per la produzione di molecole utili per la salute dell’uomo e potenzialmente utilizzabili anche per la produzione di molecole di interesse terapeutico qualora si potessero adottare tecniche di manipolazione genetica mirata e regolamentata.

Per approfondimenti: http://www.divapra.unito.it/geneti/index.html

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