Dossier

Scienza, paranormale e pseudoscienza

Nella scienza non vale il principio d’autorità

Il principio d’autorità consiste nel far accettare, senza possibilità di critica, il pensiero di una data persona (l’autorità) sulla base del fatto che questa deve essere considerata superiore. Un uso popolare di questo principio è: “Siccome lo ha detto Tizio, che è qualcuno, allora deve essere sicuramente vero. Caio, che non è nessuno, non ha alcun diritto di criticare”.

Il principio d’autorità è diffuso in molte attività umane. Il valore di un’opera d’arte, per esempio, è anche stabilito dal pensiero dei maggiori critici contemporanei, considerati delle autorità.

Il moderno pensiero scientifico, sorto col metodo di Galileo Galilei, dovette scontrarsi appena nato con il principio d’autorità invocato dagli aristotelici. Costoro, convinti che Aristotele conoscesse in modo perfetto tutti i fenomeni naturali e la loro spiegazione, si rifiutarono di accettare i fatti nuovi che Galileo andava scoprendo. Per esempio, nel gennaio del 1610, a Padova, Galileo scoprì quattro satelliti di Giove con il suo cannocchiale. A tali osservazioni gli aristotelici opposero il principio d’autorità: “Poiché Aristotele, che sapeva tutto, non aveva mai nominato i satelliti di Giove, allora non potevano esistere.” Galileo Galilei, che non era un’autorità, non poteva permettersi di criticare Aristotele.

Nella scienza, a differenza che in altre attività umane, non si può accettare il principio d’autorità. Ogni divergenza di opinione va risolta non in base alla fama dei contendenti, ma in base ai risultati di verifiche sperimentali. In altre parole è la natura l’unico arbitro adatto a rispondere alle questioni scientifiche.

Anche nella scienza ci sono delle persone e delle istituzioni considerate più autorevoli di altre, magari grazie a dei meriti acquisiti in passato. In questo caso le affermazioni fatte avranno inizialmente un peso maggiore, ma non verranno accettate supinamente dal resto della comunità scientifica: anzi saranno più velocemente criticate qualora risultassero errate.

Anche i più grandi geni dell’umanità possono sbagliare: non è la loro parola che conta, ma le loro prove e i loro ragionamenti che devono essere riproducibili in altri esperimenti, anche dal cosiddetto ultimo arrivato.

In definitiva, si crede alla legge della gravitazione universale non perché “l’ha detto il grande scienziato Newton”, ma perché la teoria è continuamente confermata da esperimenti che può fare anche chi non si chiama Newton.

Le pseudoscienze, invece, usano intensivamente il principio di autorità. I libri che propongono le teorie pseudoscientifiche citano sempre, al posto dei fatti sperimentali accertabili da qualunque laboratorio abbastanza attrezzato, una serie di sedicenti esperti (le autorità appunto) che non vanno messi in discussione. Questi saggi vantano titoli del tipo: “Cavaliere dell’Accademia Internazionale”, “Diploma Honoris Causa”, “Gran Veggente d’Europa”, “Divino Celebrante di Magia Bianca”, “Unico Messaggero del Pianeta Venere e Arconte del Terzo Raggio”, “Fratello Cosmico del Geroglifico di Horus” eccetera.

Non serve acquistare dei saggi: basta sfogliare una guida Tuttocittà per essere sommersi da “maghi dell’universo” una pagina sì e una no. I titoli hanno lo scopo di impressionare i possibili clienti e pare che i clienti effettivamente si impressionino.

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