Dossier

Il rinnovamento delle Scienze Mediche nell’Università di Torino dalla metà del Settecento ai primi decenni del Novecento

Il rinnovamento delle Scienze Mediche nell’Università di Torino dalla metà del Settecento ai primi decenni del Novecento

L'insegnamento della Medicina e della Chirurgia presso l'Università di Torino tra il Settecento e il Novecento quando la Facoltà di medicina divenne un faro per la scienza medica italiana

L'insegnamento della Medicina e della Chirurgia nell’Università di Torino ebbe nuovo impulso con le Costituzioni per l’Università (1729; 1772). Due erano i Collegi: Medicina e Chirurgia. In seguito essi vennero fusi e si crearono nuove discipline. Tra queste Polizia Medica e Igiene, che trovarono in M. Buniva il rappresentante più importante: egli cercò di diffondere con ogni mezzo la vaccinazione in Piemonte.

Laureandi in medicina Un freno venne dal diffondersi del vitalismo. Esso ebbe scarso impatto sulla Chirurgia, ove si distinse A. Riberi, ma la Medicina ne risultò penalizzata. J. Moleschott, insieme con G. Timermans, cercò di combattere il provincialismo della Facoltà. Bandito un concorso di Patologia Generale, uscì vincitore G. Bizzozero, lo scopritore delle piastrine. Nel 1878 il posto di Moleschott fu preso da A. Mosso. In Medicina interna si affermò C. Bozzolo, passato alla storia, con E. Perroncito, per la scoperta della causa dell’anemia dei minatori del S. Gottardo e per la scoperta del mieloma multiplo.

Agli inizi del Novecento la Facoltà era ormai considerata il faro della Scienza Medica italiana.

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