Articoli

5ª Conferenza della “Rete delle Regioni e delle Autorità locali d’Europa libere da Ogm”

Il Piemonte è membro della “Rete delle Regioni e delle Autorità locali d’ Europa libere da Ogm”, che si prefigge di ribadire i principi della sovranità alimentare e della precauzione nei confronti delle piante geneticamente modificate. La 5ª Conferenza della rete che si è appena svolta a Torino ha fatto il punto sullo stato dell’arte.

La Regione Piemonte ha ospitato la 5ª Conferenza della “Rete delle Regioni e delle Autorità locali d’Europa libere da Ogm”, svoltasi presso la Sala dei Duecento dell’Unione Industriale nei giorni 17 e 18 maggio. Due giornate di interventi, relazioni, dibattiti sul tema della “salvaguardia delle coltivazioni, con particolare riferimento alle forme di agricoltura convenzionale, integrata e biologica, nel rispetto del principio di precauzione, per evitare inquinamenti da parte di piante geneticamente modificate”. Il consesso, presieduto dall’Assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte Mino Taricco, ha visto l’intervento di numerosi relatori, italiani e stranieri, che si sono succeduti a parlare per affrontare le diverse problematiche a cui la Rete cerca di trovare delle soluzioni in modo unitario.La prima giornata dei lavori è stata dedicata ai contributi tecnico-scientifici, mentre la seconda al dibattito politico.

Tra le tematiche affrontate, si è dibattuto della distanza da mantenere tra colture tradizionali e gm (geneticamente modificate), un tema di grande attualità in quanto è in previsione in tempi ristretti la definizione da parte della Commissione Europea dei parametri in grado di garantire la coesistenza di entrambi i tipi di coltivazione, riducendo le possibilità di contaminazione. Vista l’impossibilità e l’inevitabilità dell’incrocio di materiale genetico tra coltivazioni vicine, è anche allo studio della Commissione la possibilità di inserire una soglia di tolleranza di presenza di ogm nelle colture tradizionali. Il rappresentante della Grecia, nazione le cui regioni aderiscono tutte alla rete, ha sottolineato l’importanza della recente normativa comunitaria che, con apposita direttiva basata sul principio “chi inquina paga”, tutela la protezione dell’ambiente attraverso il ricorso al diritto penale e stabilisce un livello minimo di reati ambientali, ivi compresi i danni da inquinamento derivanti dall’uso di colture gm. Campo di soia

Nel corso della conferenza, l’attenzione dell’assemblea è stata più volte riportata sui rischi di perdita della biodiversità, quando l’uso degli ogm diventa industriale e tende a sostituirsi all’agricoltura locale, che in questo modo viene impoverita della sua naturale variabilità genetica, con danni sugli equilibri ecologici e sulla vita sociale delle popolazioni coinvolte. La rappresentante del gruppo di lavoro “Ogm e ricerca” della Rete ha evidenziato le posizioni che le regioni aderenti alla rete si impegnano a sostenere, riguardanti l’impegno nel promuovere ed attuare ricerche a livello locale per valutare l’impatto delle colture gm sui sistemi agricoli, nel promuovere programmi di ricerca comuni, così da poter effettuare confronti dei risultati e predisporre strategie, nell’attivare ricerche sulla fattibilità della separazione delle filiere di colture gm rispetto a quelle convenzionali e biologiche.

L’ARPA Piemonte ha relazionato sul progetto svolto in collaborazione con l’APAT per il monitoraggio e controllo della presenza accidentale o deliberata di ogm sul territorio italiano, per permettere lo scambio di informazioni sul tema mediante un unico linguaggio tecnico-scientifico. Dalla Regione Umbria è invece stata presentata una relazione sulla salvaguardia della diversità delle sementi, che rappresentano il fattore strategico per eccellenza all’interno di tutta la materia legata alle piante gm e sulle quali si può puntare per la salvaguardia delle agrobiodiversità. Da parte di Greenpeace è stata sottolineata l’importanza dell’etichettatura a livello europeo dei mangimi, al fine di avere maggiori informazioni e possibilità di scelta sugli ingredienti gm, come la soia provenente dai paesi del Sudamerica, che servono per l’alimentazione gli animali di interesse zootecnico in tutta Europa.

Importante infine il contributo dei rappresentanti scientifici alla conferenza. Il prof. Reyneri e il prof. Lanteri, entrambi della Facoltà di Agraria di Torino, hanno sottolineato alcune importanti evidenze per la realtà piemontese. Studi condotti sulla convenienza economica alla coltivazione delle colture gm per antonomasia, mais e soia, hanno dimostrato che in Piemonte queste non trovano ragione d’essere e perciò difficilmente possono presentare una minaccia per la contaminazione genetica. La manipolazione genetica delle specie autoctone, se condotta in modo mirato e regolamentato sulle varietà più soggette a malattie e a pericolo di scomparsa per renderle più resistenti, potrebbe al contrario contribuire a caratterizzare, valorizzare e a diffondere la coltivazione di specie tipiche, sempre più al centro dell’interesse dei consumatori e quindi potenziale risorsa economica.

Per approfondimenti sulla Rete: http://www.gmofree-euregions.net

Per approfondimenti sulla coesistenza : http://europa.eu.int/italia/news/1099c8512a0.html

Suggerimenti