Dossier

Lotta antiparassitaria: tecniche e prodotti nuovi con il contributo dei centri di ricerca piemontesi.

Parassiti, patogeni, infestanti: un problema complesso

I vegetali sono indispensabili per la vita di un’ampia serie di organismi, dai microscopici funghi ai più grandi vertebrati. Senza tralasciare i virus, che ne utilizzano le cellule per replicarsi.Alcune categorie di organismi, essenzialmente funghi, batteri e insetti, si cibano essenzialmente di vegetali utili all’uomo e per questo motivo sono da sempre combattute perché assumono il ruolo di parassiti e danneggiano seriamente i raccolti. Ad esse si aggiungono le malerbe o piante infestanti, che ostacolano la normale crescita delle piante coltivate, alle quali sottraggono nutrimento, con effetti sulla quantità e sulla qualità dei raccolti. Papaveri ed altre infestanti del grano

I raccolti servono a soddisfare la sempre maggiore richiesta di cibo dovuta alla crescita demografica mondiale. Dato che la superficie destinata alle coltivazioni non può crescere più di tanto, perché fisicamente limitata, occorre aumentare le rese produttive. La lotta ai parassiti è uno dei mezzi per perseguire questo obiettivo.

Tra i vari mezzi di lotta – fisici, chimici, meccanici, agronomici, biologici – quelli chimici, legati all’utilizzo di sostanze antiparassitarie di origine minerale o di sintesi, da molti decenni sono forse i più soggetti all’interesse della comunità scientifica. Alcuni prodotti sono entrati nella storia della lotta antiparassitaria. Una delle sostanze da più tempo usate è ad esempio la poltiglia bordolese, inventata nel 1884 per contrastare gli attacchi devastanti della peronospora sulle viti francesi. Il composto, a base di solfato di rame e calce, è tuttora ancora molto utilizzato su di un gran numero di alberi da frutta e rientra tra le sostanze ammesse in agricoltura biologica. Tra le sostanze più utilizzate nel secolo scorso a livello mondiale è da ricordare il DDT (dicloro-difenil-tricloroetano), entrato in commercio a metà degli anni ’40 per la lotta alle zanzare anofele. Oltre all’uso antimalarico, il prodotto venne utilizzato massicciamente per uso insetticida in agricoltura fino agli anni ’70, quando venne proibito perché riconosciuti i suoi effetti dannosi: diffusa contaminazione ambientale e accumulo del prodotto nei tessuti animali, grazie alla sua trasmissione attraverso le reti alimentari.

Trattamenti antiparassitari in campo L’uso massiccio e continuo di sostanze chimiche ha però generato nei parassiti fenomeni di resistenza: in seguito a mutazioni, i parassiti sviluppano meccanismi di insensibilità o inattivazione verso i prodotti utilizzati per combatterli. Si tratta quindi di una vera e propria selezione, che permette alle popolazioni di parassiti di raggiungere elevate densità in breve tempo. A peggiorare il quadro, ci sono rilevazioni recenti riguardo il fenomeno della resistenza: si manifesta con frequenza più elevata del previsto anche nei confronti di nuovi principi attivi, perché entra in gioco la cosiddetta resistenza incrociata, fenomeno grazie al quale il parassita o patogeno che ha acquisito resistenza a un prodotto fitoiatrico attraverso l'esposizione diretta, sviluppa una resistenza a uno o più prodotti a cui non è stato esposto.

Le popolazioni di parassiti resistenti ai fitofarmaci rappresentano quindi un serio problema con conseguenze in diversi settori. In campo, gli agricoltori devono rivedere le tecniche e le strategie impiegate per la difesa delle colture, perché i metodi e i prodotti tradizionali possono rivelarsi inefficaci, ed anzi produrre diversi danni: infatti, nel tentativo di aumentarne l’efficacia, è probabile che vengano aumentate le dosi di prodotto, con la conseguenza che aumentano i costi di produzione della specie coltivata, il raccolto risulta invece più scarso e c’è un’immissione superflua di prodotto chimico nell’ambiente. I consumatori potrebbero rischiare, in questo caso, di ricevere frutta e verdura con residui di antiparassitari più elevati, un rischio peraltro lontano perchè, come assicurano gli esperti, in Italia si è sempre abbondantemente al di sotto dei limiti massimi consentiti dalla legislazione vigente. E non ha rilevanza, per l’estrema rarità, il caso di alimenti su cui sono stati trovati residui di prodotti non autorizzati ma impiegati clandestinamente.

In considerazione di tutti questi fattori, la difesa delle colture ha cominciato a cercare e a trovare nuove strategie di lotta.

Per approfondimenti http://www.agrolinker.com/italiano/argomenti/difesa/bioresist1.html

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