Dossier

Lotta antiparassitaria: tecniche e prodotti nuovi con il contributo dei centri di ricerca piemontesi.

Soluzioni al passo coi tempi

I prodotti chimici hanno la capacità di debellare i parassiti agendo attraverso diverse vie. Gli antiparassitari di contatto agiscono solo se vengono a diretto contatto con i parassiti; Testa di Diabrotica undecimpunctata howardi gli insetticidi attiviper ingestione agiscono sull’apparato digerente degli insetti che li introducono quando si cibano del vegetale su cui sono sparsi; gli antiparassitari sistemici sono assorbiti prima di tutto dalle piante e agiscono poi sui parassiti che se ne nutrono. Gli erbicidi o diserbanti chimici contengono principi attivi che, quando distribuiti sul terreno o sulla vegetazione, causano danni gravi o la morte di tutte le specie vegetali (azione totale) o solo di alcune (azione selettiva).

Quando si procede alla formulazione di un nuovo prodotto antiparassitario o si devono verificare i requisiti di quelli esistenti, ne viene valutata l’efficacia in parallelo con una serie di parametri: l’innocuità nei confronti di chi, uomo o animale, consuma i vegetali trattati, l’economicità d’uso, il rischio di resistenza che il prodotto può generare, l’impatto sull’ambiente (contaminazione dei suoli, delle acque, dell’aria). I prodotti più innovativi si prefiggono anche l’obiettivo di limitare al minimo necessario il proprio uso per favorire l’attuazione di un’agricoltura sostenibile.

Un compito difficile dunque quello della ricerca di nuove molecole, che deve tenere conto di questi fattori e delle sempre più severe norme legislative in materia di prodotti antiparassitari, che devono assicurare elevati livelli di sicurezza per l'uomo e per l'ambiente. La disponibilità di nuovi principi attivi è ulteriormente limitata dalle revisioni che la Comunità Europea sta attuando sulle autorizzazioni all'impiego per molti prodotti antiparassitari, che non rispondono più agli standard tossicologici e di sicurezza ambientale.Ostrinia nubilalis, parassita del mais

Sull’ impiego dei fitofarmaci e sui residui che sono ammessi sui prodotti ortofrutticoli e di origine vegetale in genere è attivo un servizio di sorveglianza pubblico. Dati in merito, risalenti al 2004, giungono dall’Istituto di Chimica Agraria e Ambientale dell’Università Cattolica di Piacenza, dove il prof. Molinari ha raccolto i dati provenienti da 10 milioni di monitoraggi e controlli eseguiti dal 2001 al 2004 per la ricerca di agrofarmaci nocivi per la salute dei consumatori. I dati raccolti evidenziano una quasi inesistente probabilità di rischio per questo tipo di contaminazione. Per il 70% delle oltre 400 sostanze agrofarmaceutiche esaminate non c’è stato riscontro negli alimenti esaminati e, per il restante 30%, un riscontro molto al di sotto della soglia di sicurezza stabilita dai parametri tossicologici.

In un simile contesto rivestono perciò particolare importanza le ricerche e le sperimentazioni che vengono periodicamente esaminate nel corso delle Giornate Fitopatologiche, punto d’incontro della ricerca italiana sui temi della difesa delle colture. L’aggiornamento mensile su carta stampata viene invece realizzato dall’Informatore Fitopatologico (http://www.edagricole.it/r_22_dett.asp).

Per approfondimenti:

Avversità piante coltivatehttp://venetoagricoltura.regione.veneto.it/archive/00002971/01/appendice.pdf

Giornate Fitopatologiche http://www.agrsci.unibo.it/giornatefitopatologiche/files/newprogram.pdf

Analisi residui fitofarmaci www.federconsumatorier.it/upload/UniversitaCattolicaFederconsumatori.doc.

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