L'Europa su Marte: la missione Mars Express
La NASA avrà schierata una vera e propria flotta, composta dalla Mars Global Surveyor, dalla Mars Odyssey e da due robot mobili della Mars Exploration rover, che atterreranno sul pianeta. Il Giappone sarà presente con la missione Nozomi, della ISAS, lanciata ormai 7 anni fa ma che non ha ancora raggiunto Marte e, infine l’Europa con la sua Mars Express, la prima missione dell'ESA dedicata all’esplorazione del pianeta intitolato al dio della guerra.
Eppure solo cinque anni fa un non addetto ai lavori avrebbe avuto difficoltà a immaginare una situazione del genere.
Dopo la bell'epoque dell'esplorazione planetaria degli anni '70, Marte sembrava essersi eclissato dai programmi delle agenzie spaziali, come una vera diva. Altre erano le ambizioni: USA e URSS puntavano a portare uomini nello spazio, su stazioni orbitanti. Altro che Marte, impresa che tutto sommato appariva simile a quella già portata a compimento con lo sbarco sulla Luna.
Eppure, nonostante le rivelazioni delle sonde Viking, che ci mostravano le immagini di un pianeta deserto e privo di vita e di atmosfera respirabile, Marte continuava a frequentare l'immaginario popolare: basti pensare, negli anni ’80, a
Quando
Nulla lo faceva prevedere, ma doveva essere proprio questo l’anno della svolta: 1996, ritorno su Marte. Grazie a due sonde il cui lancio era passato quasi inosservato presso il grande pubblico.
Poi, quasi d’improvviso, l’exploit dell’estate del 1997, quando le imprese del piccolo robot Sojourner che ci inviava dei panorami spettacolari del pianeta hanno fatto letteralmente il giro del mondo e dei giornali. Marte è tornato con una missione che, tutto sommato, ha mantenuto un profilo basso per l’intera preparazione e che ha puntato sulla tenerezza, affascinando il pubblico con le imprese di quel piccolo, piccolissimo robot che eroicamente funzionava molto più a lungo di quanto non avrebbe dovuto, mentre continuava a restituirci immagini di un deserto, quello marziano, tanto affascinante quanto arido e privo di vita.
Alla fine del ’97 anche la Mars Global Surveyor aveva iniziato a dare le prime immagini, e non si trattava più di foto di panorami dal basso, ma di immagini globali, ad alta risoluzione. Per la prima volta, improvvisamente, il pianeta Marte iniziava ad acquistare contorni netti e precisi. Che suggerivano qualcosa di molto suggestivo: acqua. Acqua che non c’è più, ma che doveva esserci. Circa 3,8 miliardi di anni fa, dicono oggi gli scienziati. Acqua, la sostanza necessaria per la nascita della vita e per il suo sostentamento.
Una scoperta che alle agenzie spaziali, NASA in primis, deve essere parsa una vera e propria manna. La NASA ha avuto via libera e fra le aspettative del grande pubblico, nel ’98 l’ente statunitense lanciò la Mars Climate Orbiter e la Mars Polar Lander, entrambe perdute all’arrivo a destinazione. Da piangere. Se non fosse arrivata, qualche anno più tardi la 2001 Mars Odyssey, di nuovo targata NASA, con la sua scoperta di grandi quantità di idrogeno appena sotto la superficie, interpretato anch’esso come indizio di acqua: liquida, ghiaccio oppure assorbita dalle rocce.
Eccoci a oggi. Poteva mancare l’Europa dalla corsa a Marte?
Gli scopi della Mars Express sono ambiziosi: attaccare la nostra ignoranza su Marte su un duplice fronte. Dallo spazio, inserendo la navicella in orbita, ma anche lasciando cadere sulla superficie del pianeta un piccolo robot, il Beagle2.
Mars Express è notevole anche da un altro punto di vista. È una missione che riutilizza, quanto più possibile, studi e tecnologia già disponibili. Dunque è una missione a basso costo, che inaugura una nuova era nelle missioni scientifiche dell’ESA.
Obiettivo dichiarato del progetto: la ricerca dell’acqua scomparsa. Evaporata? Sotto i primi strati superficiali del pianeta?
L’acqua dunque è il motore della rinata esplorazione di Marte. Acqua non tanto, o non solo, per la ricerca della vita, visto che è del tutto scontato che non troveremo forme di vita intelligenti su quel pianeta, ma soprattutto come possibile risorsa futura, da utilizzare in una ipotetica colonizzazione del pianeta.
Marte colonizzato?
No, non perché lo spazio vada lasciato in pace. Piuttosto la domanda è: colonizzato da chi? Per chi? Ecco perché assistiamo agli inizi della corsa per la conquista di Marte.
Come al solito le grandi sfide nello spazio corrispondono a grandi sfide qui sulla Terra.