Dossier

Obesità e nuove terapie

La dieta nel DNA

Si chiama nutrigenomica, e per ora rappresenta la fantascienza e il sogno di ogni dietologo. Funzionerebbe così: una goccia di sangue o un bulbo capillifero per fare l’analisi del DNA, quindi i dati sono trasmessi ad un computer che analizza il genoma e individuare la dieta e il farmaco più adatto al paziente, per ottenere il massimo dei risultati con sforzo e rischio minimi.

Ad oggi sono stati individuati e studiati in modo approfondito oltre 40 geni implicati nei meccanismi nel bilancio energetico e correlati al peso corporeo, ma studi preliminari indicano che sono oltre diecimila i geni coinvolti.

Tra gli attori molecolari che influenzano il metabolismo, quelli che regolano la produzione degli ormoni del controllo dell’appetito. Per esempio, il gene del grasso (tecnicamente carbossipeptidasi E) è fondamentale per la produzione sia dell’insulina che del neuropeptide Y. Quando non funziona si osserva un aumento di peso progressivo e iperglicemia (dovuta alla mancanza di insulina).

Un altro gene la cui mutazione è associata a sviluppo di obesità è quello per il recettore beta-adrenergico, attraverso cui l’adrenalina controlla il metabolismo cellulare.

Infine, ci sono proteine la cui funzione ancora non è nota, come Tubby e il suo recettore, entrambi prodotti nel sistema nervoso centrale, che mutati predispongono all’obesità nell’adulto.

Questi esempi, insieme ai geni che controllano l’appetito, dipingono un quadro molto eterogeneo, in cui è evidente che in soggetti obesi diversi, la situazione a livello cellulare può essere variabile e di conseguenza, è probabile che con lo sviluppo di nuovi farmaci che agiscono selettivamente su certi bersagli, sia indispensabile l’analisi genetica prima di scegliere la cura adeguata.

Le possibilità aperte dal Progetto Genoma Umano e lo sviluppo di tecniche che permettono di fare delle fotografie dell’attività del DNA, hanno dato il via ad un filone di ricerche che cerca la correlazione tra ogni fotografia e la condizione del soggetto al momento del prelievo del campione. Il passo successivo, sarà capire come influenzare l’attività cellulare per passare dalla fotografia A (malattia/obeso) a quella B (salubrità/normopeso). Parafrasando Armstrong, sarà un micropasso nel DNA ma un grande passo per l’umanità.

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