Dossier

Il cielo in una stanza: a Torino il primo Parco astronomico d'Italia

L'Osservatorio astronomico di Pino Torinese ieri

Giambattista Beccaria La tradizione fa risalire l'origine dell'Osservatorio astronomico di Torino al 1759. In quell'anno padre Giovanni Battista Beccaria (1716-1781) approfittò del passaggio di una cometa per far conoscere al re Carlo Emanuele III la sua esperienza in campo astronomico. Questa iniziativa gli consentì di ottenere dal re l'incarico di misurare l'arco del meridiano di Torino (il Gradus taurinensis). Il re gli fece anche preparare un punto di osservazione su una torretta di via Po, dove il Beccaria sistemò gli strumenti che gli servivano per le misurazioni. Il lavoro durò dal 1760 al 1774.

Il 28 giugno 1789, in occasione della sua visita all'Accademia delle Scienze, il re Vittorio Amedeo III, amante e cultore delle scienze esatte, decise di far costruire sul tetto del Palazzo del Collegio dei Nobili, dove aveva sede l'Accademia, un Osservatorio, che fu inaugurato ufficialmente il 30 novembre 1790 (padre Beccaria era ormai morto da tempo): gli strumenti depositati presso il vecchio Osservatorio dell’Università venivano presi in consegna dall’Accademia.

Fino al 1813 la carica di direttore della Specola non venne ufficializzata. Coloro che vengono indicati tradizionalmente come i successori di Beccaria alla direzione dell'Osservatorio, Tommaso Valperga di Caluso (1737-1815) e Antonio Maria Vassalli Eandi (1761-1825), si avvicendarono più volte alla direzione della Specola, dal momento che le competenze relative alla sua gestione furono inizialmente affidate al presidente dell'Accademia o al segretario della Classe di Scienze fisiche.

Giovanni Antonio Amedeo Plana Solo nel 1813, con la nomina di Giovanni Plana (1781-1864), la carica di direttore della Specola viene ufficializzata e le ricerche si rivolgono decisamente verso l'astronomia. Il Plana fa una rapida e brillante carriera, sia per i suoi indubbi meriti scientifici sia per la protezione del grande fisico e matematico Joseph Louis Lagrange, suo professore all'Ecole Polytechnique di Parigi. Plana è giustamente considerato uno dei più grandi scienziati del suo tempo: la «Théorie du mouvement de la Lune», l'opera pubblicata nel 1832 che lo rese famoso in tutto il mondo, fu il risultato di una lunghissima ricerca iniziata vent'anni prima, nel 1813.

Fra il 1814 e il 1817 vi fu una grossa controversia fra Accademia delle Scienze e Università in merito alla proprietà della Specola e del Museo di storia naturale, che entrambe reclamavano. La questione fu definitivamente risolta nel 1817 con un Regio decreto che stabiliva che all'Università spettava il Museo di storia naturale e all'Accademia la Specola. Intanto nel 1816 erano iniziati ad arrivare i fondi per l'acquisto di strumenti per la Specola, ma la struttura dell'Accademia non offriva la solidità richiesta per l'installazione delle nuove apparecchiature, inoltre non possedeva una cupola girevole facile da muovere né le fenditure necessarie a osservare gli astri nel senso del meridiano. Il re, che già aveva finanziato il Plana per l'acquisto degli strumenti, accolse ancora la richiesta dell'astronomo volta a ottenere un locale adatto alla costruzione di un nuovo Osservatorio e ordinò che fosse costruito, a sue spese, su una delle quattro torri antiche situate agli angoli del Palazzo reale (poi chiamato Palazzo Madama).

Osservatorio su Palazzo Madama Plana scelse di installare la Specola nella torre più occidentale fra le due poste agli angoli del lato nord dell'edificio. I lavori di costruzione furono diretti dallo stesso Plana e terminarono verso la metà del 1822. Pochi giorni dopo la morte del Plana, come si legge nel verbale della seduta del 3 febbraio 1864, l'Accademia delle Scienze chiese al Ministro dell'Istruzione di venire esonerata dall'amministrazione dell'Osservatorio. Con lettera del 13 febbraio il Ministro comunicò all'Accademia che questo sarebbe avvenuto già a partire dal 1865 e il 28 dicembre 1864 venne promulgato il Regio decreto 2109, con il quale si stabilì che l'Osservatorio astronomico dell’Università di Torino sarebbe stato affidato alle cure di una Commissione composta da 5 membri (due professori della Facoltà fisico-matematica e tre membri della Classe di Scienze dell’Accademia di Torino).

A dirigere il nuovo Osservatorio dell'Università fu invitato il giovane Schiapparelli, allora direttore alla Specola di Brera, che tuttavia rifiutò. La direzione rimase allora pro-tempore al professor Gilberto Govi, finché il 18 settembre 1865 Alessandro Dorna (1825-1886) succedette al Plana sia nella cattedra di Astronomia presso l'Università che nel ruolo di direttore dell'Osservatorio astronomico. Sotto la sua guida le attività osservative ebbero ulteriore impulso: il Dorna ottenne finalmente un incremento dei finanziamenti, grazie ai quali riuscì a dotare l'Osservatorio di nuovi strumenti.

Dopo l'improvvisa morte di Dorna, avvenuta nel 1886, la direzione passò a Francesco Porro de' Somenzi (1861-1937), che rimase in carica fino al 1903. Il Porro fece di tutto per trasferire l'Osservatorio da Palazzo Madama in un luogo lontano dalla città. Fu lui a individuare un nuovo sito, sulla collina Bric Torre Rotonda nel territorio di Pino Torinese, dove l'Osservatorio si trova attualmente. L'area consentiva non solo la costruzione di un Osservatorio ma anche di edifici dove alloggiare tutto il personale (direttore, assistenti, tecnici e custode con le rispettive famiglie) che continuava a risiedere a Palazzo Madama. Il Porro non riuscì purtroppo a veder coronato il suo progetto perché nel 1902 venne trasferito all'Università di Genova a coprire la cattedra di Geodesia e astronomia.

Osservatorio Pino palazzine in costruzione La direzione dell'Osservatorio passò a Giovanni Boccardi che vide finalmente la realizzazione del nuovo Osservatorio. A Pino vennero costruiti due edifici (ancora oggi operativi). Nella palazzina grande, di 30 vani, con due piani fuori terra, vennero collocati gli uffici, la biblioteca, il deposito degli strumenti trasportabili, gli alloggi del direttore, dell'astronomo aggiunto e del primo assistente. Nella palazzina piccola, di 16 vani, furono sistemate l'officina meccanica e gli alloggi del calcolatore, del meccanico e del custode. Nell'agosto 1912 la costruzione del nuovo Osservatorio era quasi terminata, e con l'inizio del 1913 cominciava l'attività nella nuova sede (la più alta tra gli Osservatori professionali allora esistenti in Italia). Con lo spostamento e l'acquisto di una nuova e moderna attrezzatura, le attività osservative rifiorirono facendo dell'Osservatorio di Torino uno dei centri astronomici italiani più prominenti.

Il 1° gennaio 1924 l'Osservatorio divenne ente pubblico autonomo e non fu più alle dipendenze dell'Università. Sotto la direzione di Luigi Volta, durata fino al 1941, fu ulteriormente migliorato sia negli ambienti che nella strumentazione. Il 26 gennaio 1944 i locali dell'Osservatorio vennero requisiti dal Comando tedesco. In una settimana si dovettero sgomberare tutti i locali, ma non fu possibile trovare una sede dove trasferire in blocco tutto l'Istituto. La biblioteca e gran parte delle masserizie vennero trasferite presso l'Istituto dei Salesiani situato alla Moglia di Chieri, mentre il personale fu ospitato in alcune case private. Nell'aprile 1945, poco tempo prima della liberazione di Torino, il direttore Gino Cecchini ottenne lo sgombero delle truppe d’occupazione; finita la guerra procedette ai primi lavori di riparazione, riprese le sue ricerche e il programma di ampliamento che si era proposto di attuare prima dello scoppio del conflitto.

Osservatorio Pino palazzine oggi Nel 1966 Cecchini andò a riposo per raggiunti limiti di età e fu sostituito da Mario Girolamo Fracastoro (1914-1994), che guidò l'Osservatorio fino al 1984. Il suo arrivo portò a un rinnovamento nel settore dell'astrometria (con la partecipazione alla missione spaziale «Hipparcos»), alla nascita di un gruppo di specialisti nello studio degli asteroidi e delle comete, e all'apertura verso l'astrofisica teorica e osservativa (inizio Anni '80). Vennero inoltre sopraelevate tutte le cupole e l'Osservatorio fu dotato di un centro informatico che sostituì i vecchi calcolatori "a mano"; il personale aumentò considerevolmente fino a raggiungere oltre trenta dipendenti.

Dal 1984, prima con Alberto Masani (direttore dal 1984 al 1986) e successivamente con Attilio Ferrari (direttore dal 1986 al 2001), l’Osservatorio ha esteso i suoi interessi scientifici nel campo della moderna astrofisica stellare ed extragalattica. Negli ultimi anni ha sostenuto anche progetti tecnologici quali: la realizzazione di camere operanti nel visuale e nell’infrarosso (come ad esempio il Ccd a grande campo, le camere infrarosse Tircam e Tc-Mirc), il magnetometro solare Mof, il misuratore digitale di lastre Tocamm, il fotopolarimetro Ubvri e la camera a scansione. L'Osservatorio è stato inoltre coinvolto in molti progetti spaziali («Soho», «Hipparcos», «Piazzi», «Impact», «Gaia», «Juno») e nella realizzazione di database locali per la gestione dei dati provenienti da grandi cataloghi internazionali (come esempio il Gsc-II) o per l’archiviazione di dati ottenuti dal satellite «Soho» (archivio «Solar»). Sul fronte della divulgazione Ferrari, oltre a favorire l'organizzazione di seminari divulgativi e visite guidate, ha posto le basi per la realizzazione del Parco astronomico.

Con l'avvento del nuovo Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), che ha assorbito gli Osservatori astronomici italiani, nel luglio 2001 Attilio Ferrari ha lasciato la direzione dell'Osservatorio di Torino. Il compito di guidare l’Istituto è stato pro-tempore nelle mani di Franco Scaltriti, per poi passare a Edoardo Trussoni e all’attuale direttrice Ester Antonucci.

Per ulteriori approfondimenti si veda il dossier «L’astronomia a Torino dal Settecento al Novecento»

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