Il cielo in una stanza: a Torino il primo Parco astronomico d'Italia
«Lo spazio dello spazio»: questa l’ambiziosa missione del primo Parco astronomico d’Italia, inaugurato il 28 settembre scorso sulla collina di Pino Torinese, a 9 km dal capoluogo piemontese. Il suo nome «Infini.to» evoca un termine chiave della cosmologia e della riflessione scientifico-filosofica, ma anche l’appartenenza al territorio e la centralità dell’informatica nel piano comunicativo («.to»).
Il nuovo Parco astronomico, realizzato grazie al sostegno finanziario di Regione Piemonte, Comune di Pino Torinese, Compagnia di San Paolo e Fondazione Crt, è nato dall’impegno dell’Inaf (Istituto nazionale di astrofisica)- Osservatorio astronomico di Torino e dell'Università di Torino. Il Progetto, presentato alla fine degli anni Novanta dal professor Attilio Ferrari (allora direttore dell’Osservatorio), si è sviluppato in stretto legame con il territorio, ma ha vocazione internazionale: l'Eso (European southern observatory) e l'Esa (European space agency) stanno seguendo con grande attenzione gli sviluppi del nuovo Parco, che rappresenta un esperimento unico in Europa e un modello da seguire. Oltreoceano, inoltre, l'associazione «ApritiCielo», che lo ha in gestione, ha firmato una convenzione con il celebre Planetario «Adler» di Chicago.
«Infini.to» comprende tre strutture: il Museo dell'astronomia e dello spazio (l’unico in Italia interamente dedicato all’astrofisica e alla cosmologia), l’avanzatissimo Planetario basato sulla tecnologia «Digistar 3» (di cui esistono solo altri tre esemplari in tutta Europa) e lo storico Osservatorio astronomico, con i suoi quattro telescopi per l’osservazione del cielo e un prezioso patrimonio di strumenti antichi. Il risultato è un viaggio tra stelle, buchi neri, galassie lontanissime, misteriosi pianeti; un viaggio nel tempo, fino all'origine dell'Universo, al Big Bang, e poi avanti nel futuro, alla scoperta dei possibili destini del cosmo. Un'esplorazione che da sempre affascina la mente e rappresenta una sfida per il destino dell'umanità.
Per rendere ancora più avvincente l'accostamento a questi temi, il Parco si avvale di tecnologie interattive e dei più moderni strumenti usati nelle esposizioni scientifiche all'avanguardia (grandi immagini spettacolari, exhibit interattivi, ipertesti, simulazioni per l'approfondimento, ecc.), proponendone però anche di originali (videoinstallazioni, personaggi guida, totem-archivi, ecc.). Il percorso espositivo è stato inoltre ideato per consentire una continua evoluzione, con multimedia rapidamente aggiornabili, postazioni che possono essere dedicate a temi diversi nel corso del tempo e spazi predisposti all'allestimento di mostre temporanee. Lo scopo non è "istruire", quanto piuttosto creare ambienti esperienziali in cui siano la curiosità del visitatore e il suo interesse a muovere il processo cognitivo.
«Al di là delle tecnologie multimediali d’avanguardia, che permettono di intraprendere un cammino affascinante alla conquista virtuale dell'Universo, la caratteristica più innovativa di questo museo interattivo è di essere parte di un complesso scientifico», spiega Attilio Ferrari, presidente dell'associazione «ApritiCielo» e ideatore di «Infini.to». «Il Parco, d’altronde, è nato da un progetto dell'Osservatorio astronomico di Torino, struttura dell'Istituto nazionale di astrofisica e dell'Università di Torino, con l'obiettivo di divulgare l'astronomia, valorizzare la tradizione del territorio e tutelare un patrimonio strumentale di grande importanza. “Infini.to” nasce sulla collina dove nel 1911 Giovanni Boccardi trasferì gli strumenti astronomici precedentemente utilizzati sui tetti di Palazzo Madama. Da allora l'Osservatorio astronomico è stato uno dei principali centri di ricerca nello studio dei pianeti, delle stelle e delle galassie. Il suo patrimonio storico e culturale viene oggi messo a disposizione del pubblico, che potrà avvicinare i ricercatori, seguirne gli studi e comprenderne l'impegno per l'avanzamento delle conoscenze».
«La formazione scientifica è oggi uno dei temi dominanti della didattica e della ricerca per lo sviluppo del Paese», aggiunge il rettore dell’Università di Torino Ezio Pelizzetti. «L’astronomia e l’astrofisica in particolare sono tra le componenti più importanti per attrarre i giovani verso la scienza. La nostra Università ha nel campo una tradizione che risale ai suoi albori, quando la meccanica celeste si sviluppò a Torino con i contributi Giuseppe Luigi Lagrange e Giovanni Plana, scienziati di fama internazionale. Il Museo interattivo dell’astronomia e dello spazio rappresenta un’iniziativa nata dai gruppi scientifici universitari in collaborazione con l’Istituto nazionale di astrofisica. È un’iniziativa del tutto originale a livello europeo, in quanto intende impegnare i nostri docenti nella divulgazione dell’astronomia al più alto livello, garantendo la correttezza dell’informazione e il continuo aggiornamento allo stato dell’arte. “Infini.to”, peraltro, sarà impegnato nelle celebrarazioni del 2009 Anno mondiale dell’astronomia e collaborerà con il Centro Agorà Scienza negli eventi legati a Esof 2010 (European Science Forum)».
In occasione dell’inaugurazione, l’assessore regionale alla Cultura Gianni Oliva ha spiegato che il Parco è una tappa fondamentale di un più ampio progetto dedicato al rilancio della cultura scientifica: «Nella prima parte di questa legislatura ci siamo dedicati soprattutto alle Regge sabaude. Nella seconda vorremmo concentrarci sulla divulgazione scientifica. Finora abbiamo indirizzato i nostri sforzi alla riapertura di alcuni importanti musei scientifici universitari, come il Museo di anatomia e quello della Frutta, a cui seguirà a breve quello del Lombroso. Per il riallestimento del Museo regionale di scienze naturali è stata invece indetta una gara, vinta da un gruppo che ha come testimonial l'etologo Pierluigi Celli. Adesso inauguriamo il Parco astronomico. La speranza è riuscire a far partire, entro la fine della legislatura, il Science Center e cioè quella sorta di “La Villette” piemontese di cui si parla da anni, e che troverebbe sede negli spazi di Torino Esposizioni: dovrebbe diventare il punto di riferimento di un sistema generale comprendente tutte le iniziative avviate fino a oggi». Nel caso specifico del nuovo Parco astronomico, ha aggiunto, «l’obiettivo è arrivare a 70 mila visitatori all'anno».
«La Compagnia di San Paolo è coinvolta in questo progetto fin dal 2001», ha riferito Flavio Brugnoli, responsabile dell’area Istruzione, ricerca e sanità. «L'impegno economico complessivo è stato di 2,7 milioni di euro». Di pari livello l’impegno della Fondazione Crt che, ha spiegato il presidente Andrea Comba, «al di là dell'entità dell'investimento (oltre 2,4 milioni di euro dal 2001 ad oggi) crede in questa iniziativa perché convinta che l'emozione della scoperta dell'Universo, proposta con il rigore scientifico di un'antica istituzione quale l'Osservatorio astronomico, possa essere uno dei modi più efficaci per avvicinare fin dall'infanzia le persone al mondo degli studi scientifici, che in Italia oggi necessitano di investimenti, ma soprattutto di un'iniezione di interesse nuovo. Il Parco astronomico diverrà uno dei luoghi in cui andare alla scoperta di ciò che ci circonda e, sono convinto, anche di noi stessi: in fondo le scienze legate allo studio dell'Universo rispondono oggi allo stesso bisogno di indagine della filosofia antica».
Il nuovo polo divulgativo ha raccolto vasti consensi fin dai primi giorni di apertura, non solo tra il pubblico che ha affollato le strutture del Parco, ma anche tra chi si occupa “del cielo” ogni giorno, come il climatologo Luca Mercalli, che ha commentato: «Millenni di notti insonni dedicate a pazienti osservazioni, secoli di attente misure e scoperte astrofisiche, decenni di tecniche informatiche si fondono qui in una simulazione dinamica che permette di scoprire in pochi minuti i miliardi di anni di storia dell’Universo, di osservare i cieli invernali ed estivi, boreali e australi, presenti e futuri, sempre limpidi e neri, anche quando fuori ci sono le nubi, il freddo e i lampioni. Un invito a guardare oltre il proprio orizzonte ristretto per capire quanto siamo piccoli, ma pure grandi nel sapere».