Personaggi

Giovanni Battista Beccaria (1716 - 1781)

G.B. Beccaria può essere considerato il padre dell'elettricismo italiano.

Giovanni Battista Beccaria nacque a Mondovì nel 1716 e morì a Torino nel 1781. Si firmava GioBatista ed era un padre Scolopio. Entrato da giovane nell'ordine religioso dei Chierici Regolari delle Scuole Pie, girò tutta Italia come istitutore e insegnante, finché nel 1748 fu chiamato a Torino da re Carlo Emanuele III per insegnare la Fisica sperimentale all'Università.

Difficile il suo compito, che era di rottura, ma era voluta perché doveva sostituire insegnanti radicati nell’aristotelismo che insegnavano e ripetevano da circa duemila anni una materia fatta solo di risposte. Essi non si erano accorti di Galileo o di Newton e il loro insegnamento era ormai avulso dalla fisica e dalla fisica matematica. Le cose andavano diversamente in tutta Europa, e in particolare in Francia. I Savoia, per tradizione, si tenevano sempre bene informati su cosa avvenisse a Parigi in tutti i campi dello scibile.

Beccaria cominciò insegnando una fisica galileiana impregnata di sperimentalismo e raccolse attorno a sé una cerchia di giovani, tra i quali Giovanni Francesco Cigna (1734-1790), Luigi Lagrange (1737-1813), Giuseppe Angelo Saluzzo (1734-1810), che nel 1757 fondarono l'Accademia delle Scienze di Torino.

Seppe comprendere le nuove interpretazioni sull'elettricità ideate da Beniamino Franklin (1706-1790) arrivate dall'America, allora colonia dell'Inghilterra. Tra i due nacque un'intensa sintonia, sebbene Beniamino e Giovanbatista mai si conobbero di persona. Una sintonia che durò trent'anni, con un fitto scambio di corrispondenza, anche di carattere personale. Beccaria fu l'interprete delle idee di Franklin, arricchendole di nuovi significati ed inquadrandole in maniera coerente. Non fu tuttavia un mero traduttore: egli dette dignità di scienza a una congerie d'osservazioni e d'ipotesi.

La prima grande opera di Beccaria è Dell'elettricismo naturale e artificiale (1753), che si gli valse l'ammirazione e le lodi di Franklin e Joseph Priestley. Importanti sono poi Dell'elettricismo (1758), Experimenta atque observationes quibus electricitatis vindex late constituitur atque explicatur (1769), Elettricismo artificiale di G.B. Beccaria (1772), che nel 1774 fu tradotto in inglese, e Dell'elettricità terrestre atmosferica (1775). Grazie alla diffusione di questi testi Beccaria fu considerato in Europa come l'uomo che seppe abbinare teoria e pratica. In particolare nel progetto e realizzazione della prima macchina basata sul nuovo fenomeno: il parafulmine. Protesse così San Marco a Venezia, il Palazzo del Quirinale a Roma, il duomo di Milano, polveriere e le navi della repubblica di San Marco.

Beccaria Può essere a ragione considerato come il padre dell’Elettricismo italiano perché stimolò numerosi validi ricercatori, da Volta a Cigna, a operare nella nuova disciplina, con il consenso e molte volte con un dissenso che sapeva essere aspro – aveva infatti un carattere alquanto difficile-, ma sempre dando esempio di rigore e di un vero metodo galileiano.

Beccaria e la misurazione del gradus taurinensis

P. Sereno

Giambattista Beccaria apportò un significativo contributo anche alla conoscenza geografica grazie alla misurazione del gradus taurinensis. La questione è quella della misura del grado di meridiano terrestre, a cui attende per incarico di Carlo Emanuele III, consigliato in tal senso da Ruggero Boscovich. Da tale misura si doveva poter dedurre la grandezza della terra, cioè la circonferenza equatoriale e, sulla base dei risultati alle diverse latitudini, il grado dello schiacciamento polare

Le ricerche condotte dal Beccaria, insieme con il suo assistente e allievo Domenico Canonica, tra 1760 e 1774 sembrano rappresentare la condizione teorica dell'impresa della «Grande Operazione» della Carta Generale dello Stato avviata dal 1767 dall'Ufficio Topografico. Il gradus taurinensis misurato dal Beccaria dà risultati inaspettati e considerati da molti poco convincenti; si accese in proposito una polemica aspra tra Beccaria e Cesare Francesco. Questi, rifiutando la misura del Beccaria, chiese al sovrano nel 1776 di poter eseguire in Piemonte una nuova misurazione. Una commissione difese la misura del Beccaria, giustificata dall'attrazione esercitata dalla catena alpina.

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