Dossier

Il cielo in una stanza: a Torino il primo Parco astronomico d'Italia

Il Museo dello spazio e la mediateca

ascensore Infini.to Il "viaggio spaziale" ha inizio ai piedi della collina, alla partenza dell'ascensore panoramico inclinato che conduce i visitatori in cima. Ad accoglierli è la voce narrante di «Infini.to»: «Sta per iniziare il viaggio virtuale attraverso l'Universo conosciuto. Un Universo molto più vasto di quanto immaginassero gli antichi, e anche molto più vasto di quanto immaginassero gli scienziati solo cento anni fa. Vi racconteremo la sequenza di scoperte e di teorie scientifiche che permettono oggi di affondare lo sguardo nelle profondità del cielo e di guardare all'origine e alla fine del mondo. Molti aspetti dell'attuale visione sono ben definiti, altri hanno contorni più sfumati, meno certi. Ma il quadro generale è grandioso, e richiede una mente curiosa, aperta e capace di accettare la sfida: raggiungere i limiti ultimi della conoscenza...».

cartelli sentiero Infini.to La comoda salita in ascensore parte dal satellite «BeppoSax», collocato all’ingresso del parco per gentile concessione di Thales Alenia Space, e si inerpica sulla collina fino al Museo. Segue una piacevole passeggiata in un ambiente naturalistico illustrata da una serie di pannelli corrispondenti ai pianeti del Sistema solare, posti a distanza proporzionale rispetto a quella reale, permettono di percepire concretamente l’estensione del Sistema e le differenze principali tra i corpi celesti che ne fanno parte.

Raggiunto il Museo, l’itinerario di visita parte dal piano terra e scende per tre livelli, entrando sempre più in profondità nei segreti dell'Universo. Ad ogni piano postazioni interattive consentono di "vivere" le scoperte scientifiche e sperimentarne in prima persona caratteristiche ed effetti. Meta finale è il grande spettacolo del Planetario, dove, seduti su una comoda poltrona, si verrà proiettati negli spazi infiniti dell'Universo, per rivivere le origini del cosmo, visitare pianeti e galassie.

Quattro scienziati famosi del passato (Ipazia, Galileo, Lagrange e Hubble) sono le guide virtuali che conducono alla scoperta delle tappe fondamentali dell'astronomia, dall'antichità fino ad oggi. Uno per piano, parlano in modo compatibile con il loro tempo storico, per la durata di alcuni minuti organizzati in spezzoni diversi, tra cui il visitatore sceglie attraverso un facile interfaccia.

IpaziaPiano 0 (Alzando gli occhi al cielo)

La prima parte del Museo è dedicata agli albori dell'astronomia, alle domande che l'uomo da sempre si è posto "alzando gli occhi al cielo": le interpretazioni e le visioni dell'Universo delle primissime civiltà (Sumeri, Maya, Aztechi, Incas ed Egizi) e le loro ingegnose teorie sulla genesi del cosmo. Questioni che gli antichi hanno cercato di risolvere osservando a occhio nudo i corpi celesti, con risultati spesso sorprendenti per ingegnosità e precisione.

Spetta ai Greci e poi alla scuola di Alessandria d'Egitto il merito di aver indagato per primi lo spazio con metodo e logica, passando da un approccio descrittivo a uno investigativo. Già nel V secolo a.C. la Scuola pitagorica aveva formulato un modello eliocentrico, che non ebbe però alcun seguito e fu messo in ombra dal sistema tolemaico, incontrastato protagonista dell'astronomia fino al XVI secolo.

A guidare il visitatore in questo intreccio di teorie e scoperte è Ipazia, scienziata e astronoma, vissuta 1.500 anni fa ad Alessandria d'Egitto: il personaggio ideale per rappresentare la grandezza del lavoro fatto dagli astronomi antichi.

Nell'atrio di accoglienza, oltre al bookstore e al guardaroba, è presente un monitor con collegamento continuo a un canale scientifico della Nasa ed è esposto un modello del Tethered (il famoso “satellite al guinzaglio”), messo a disposizione da Thales Alenia Space.

Galileo GalileiPiano -1 (Il visibile e l'invisibile)

Fino al 1600 avvistamenti, misurazioni, congetture e deduzioni poggiavano su un'unica facoltà: l'osservazione diretta, a occhio nudo. Ma grazie a Galileo Galilei e all'invenzione del cannocchiale, si verificò una vera e propria rivoluzione. È questo passaggio fondamentale l'argomento protagonista del piano -1, dedicato appunto ai mezzi di osservazione. A raccontare questa svolta epocale è lo stesso padre della scienza moderna, Galileo.

Il mutamento tecnologico, con l'utilizzo di mezzi di osservazione dapprima ottici e in seguito operanti sull'intera gamma di frequenze dello spettro elettromagnetico, ha cambiato il volto dell'astronomia. Gli exhibit presenti non vogliono tracciare la storia della scienza attraverso quella della strumentazione osservativa, ma mostrare quanto sia ridotta la capacità fisiologica di vedere e come le nuove tecnologie abbiano allargato l'orizzonte conoscitivo, ampliando le possibilità di raccogliere e interpretare i segnali di tutto lo spettro elettromagnetico.

spettro elettromagnetico Infini.to Il pannello multimediale «Lo spettro elettromagnetico» è l'oggetto più rilevante del piano, perché in qualche modo racchiude il senso di tutti gli altri. È una grande parete che illustra le diverse bande dello spettro e gli strumenti scientifici (satelliti, sonde, osservatori astronomici…) usati per registrare le varie lunghezze d'onda, mentre di fronte sono esposti gli oggetti quotidiani che fanno uso di quelle stesse onde (es. radio hi-fi, forno a microonde, telefono cellulare, apparecchiatura radiografica…).

Nell’exhibit «L'atmosfera» alcune colonnine illuminabili, ciascuna con un colore diverso, mostrano come la radiazione a diverse lunghezze d'onda venga assorbita da strati diversi dell’atmosfera. La postazione spiega la necessità della raccolta di segnali al di fuori dell'atmosfera terrestre, nello spazio.

Sotto gli ombrelli sonori di «Ascoltiamo le stelle» è invece possibile "ascoltare" il Sole, i pianeti e le pulsar, e in genere i suoni alla base della ricerca radioastronomica.

Nella postazione interattiva «Vedere la temperatura» una telecamera a raggi infrarossi riprende il visitatore, che si rivede specchiato su di uno schermo: in questo modo può osservare la propria figura in termini di temperatura, distinguendo su una scala di colori le zone più calde e quelle più fredde.

Anche nella postazione «Uno specchio sulla Luna» una telecamera riprende il visitatore; qui però un computer ritarda l'immagine di qualche secondo prima di mandarla nell'oculare di un piccolo telescopio, come se l'immagine fosse spedita sulla Luna e ne tornasse indietro. Oltre a creare un effetto decisamente estraniante, lo stratagemma dà un'idea concreta della "lentezza" della luce.

Completa l’allestimento del piano uno spazio multimediale dedicato agli approfondimenti e composto da tre computer che illustrano le proprietà della luce.

Giuseppe Luigi Lagrange (1736-1813)Piano -2 (Le mani sulla scienza)

Il percorso espositivo si avvicina all'astronomia moderna. Tra il 1700 e il 1800 l'indagine del cielo non si accontenta più di descrivere i corpi celesti e i loro moti, ma tenta di darne una spiegazione scientifica. La fisica diventa la più importante alleata dell'astronomia: un connubio che trova le spiegazioni ultime dell'assetto celeste in un gioco di forze attrattive, repulsive e rotazionali. Le geniali intuizioni del fisico inglese Isaac Newton portano alla «teoria gravitazionale universale», vero pilastro della scienza moderna.

Giuseppe Luigi Lagrange, grande matematico e scienziato piemontese che ha perfezionato le leggi della meccanica newtoniana, introduce il visitatore nel cuore di queste fondamentali teorie. Negli exhibit interattivi si possono provare gli effetti delle forze che dominano l'Universo e influiscono sulla formazione delle stelle, dei pianeti e di tutto ciò che vediamo intorno a noi. Ma il cammino del sapere non si è fermato alla meccanica newtoniana e nel corso del XIX secolo altri astronomi hanno sviluppato filoni di ricerca altrettanto importanti per la comprensione della struttura cosmica: studi sui fenomeni termici, elettrici, ottici e chimici, che hanno ulteriormente dilatato i confini delle conoscenze umane.

Nell’exhibit «Salta sulla Luna» il visitatore si sdraia su di un carrello posto su un piano inclinato; si dà poi una spinta facendo pressione con i piedi su una parete di legno: avrà l'impressione di saltare come se fosse soggetto alla forza di gravità presente sulla Luna. Una telecamera riprende l’intera sequenza e rimanda l'immagine su uno schermo dove, grazie a un fotomontaggio, lo "sperimentatore" pare saltare proprio sulla Luna. L'exhibit è allestito all'interno di una piccola stanza, su cui sono riprodotte immagini della superficie lunare riprese dalle missioni spaziali.

interno Museo spazio 4 L’exhibit «Dalla sfera al disco» mostra una sfera composta da una serie di striscioline che può essere messa in rotazione: man mano che la velocità di rotazione aumenta, la sfera si deforma e si appiattisce.

Nei «Vortici» un disco contenente due liquidi densi di diverso colore viene fatto ruotare: le forme che si producono, estremamente varie, richiamano quelle di diversi tipi di galassie.

Le postazioni «Biciclette cosmiche» (una al piano -2 e una al piano -3) sono composte ciascuna da una bici con uno schermo sul manubrio. Mentre pedala il visitatore vede sul monitor una simulazione del paesaggio celeste in cui si muove. In un caso il viaggio avviene alla velocità della luce e si parte dal Sole per visitare il Sistema solare: con una o due pedalate si raggiunge Mercurio, ma occorrono diversi minuti per raggiungere i pianeti più esterni. Nel secondo caso ci si muove a velocità superiore a quella della luce: si esce quindi dalla Via Lattea per andare a sperimentare le enormità degli spazi intergalattici.

Nell’exhibit «Il segreto delle pattinatrici» una piastra rotante, con un’asta per sostenersi, permette al visitatore di sperimentare le variazioni di velocità connesse con il momento angolare: a piedi uniti si gira molto più velocemente che con braccia o gambe allargate, come ben sanno gli atleti quando elaborano le piroette.

Nella postazione «Mongolfiera: i moti convettivi all'interno delle stelle» è possibile controllare la temperatura dell'aria all'interno di un grande pallone giallo. Quando la temperatura è sufficientemente alta il pallone comincia a salire fornendo un esempio del principio di Archimede e dei moti convettivi di trasporto del calore all'interno delle stelle. L'exhibit è completato da tre pannelli che descrivono la nascita e l'evoluzione stellare.

Edwin Powell HubblePiano - 3 (L'universo che fugge)

Da dove nasce il cosmo e quale fine ci aspetta? È l'ultimo piano del Museo a rispondere a questi interrogativi, introducendo nell'affascinante campo della cosmologia, la scienza che vuole spiegare l'origine e l'evoluzione dell'Universo. Dopo la radicale svolta avviata dalla teoria della relatività di Einstein, nel 1929 il celebre astronomo Edwin Hubble (la guida virtuale su questo piano) annuncia una scoperta sorprendente: le galassie non sono immobili, ma si allontanano l'una dall'altra. L'Universo è in espansione. A partire dai misteri ancora irrisolti della grande esplosione che ha dato inizio a tutto (il Big Bang), Hubble accompagna il visitatore alla scoperta dei principali temi cosmologici: lo spazio-tempo, i buchi neri, la materia oscura, il possibile futuro dell'Universo.

Dopo aver assistito, in un’apposita saletta di proiezione, a una suggestiva simulazione stereoscopica del Big Bang, è possibile sistematizzare le conoscenze attuali con il pannello multimediale «Il Big Bang, quello che sappiamo e quello che deduciamo».

Nella postazione «Le pieghe dello spazio-tempo» un filmato mostra come materia ed energia possono deformare lo spazio- tempo secondo la teoria di Einstein.

L’exhibit «Le lenti gravitazionali» permette di simulare l'effetto del campo gravitazionale sulla propagazione dei raggi luminosi: una telecamera riprende il visitatore operando una deformazione che simula l'effetto di una massa puntiforme posta tra l'osservatore e la sua immagine.

interno Museo spazio 6 Dopo aver familiarizzato con il concetto di spazio-tempo attraverso le postazioni precedenti, i visitatori possono chiedersi come sia fatto il cosmo e quale sia la sua reale geometria (domanda che si scoprirà strettamente legata a quella sul suo destino). Tre grandi superfici con proiezione dall'alto raffigurano «I tre modelli di Friedmann»: l’exhibit consente di accendere dei triangoli luminosi e seguirne le tracce sulle tre diverse superfici. Un testo spiega come questi siano i tre scenari possibili del presente, e anche del futuro. Per stabilire quale di queste possibilità corrisponda alla realtà occorre conoscere la densità della materia contenuta del nostro Universo.

Alle domande rimaste insolute nella postazione precedente risponde l’installazione «Tracce fossili dal Big Bang», che comprende una grande immagine della radiazione di fondo (scattata dal satellite WMAP) e un monitor con interfaccia per interagire in una simulazione. Il visitatore dovrà variare il parametro «Ω», cioè la densità dell’Universo ripartita nelle sue componenti di materia normale, materia oscura ed energia oscura, fino a ottenere un'immagine simile a quella di WMAP. Se WMAP descrive il reale, la simulazione computerizzata ci aiuta a tradurre questa realtà in dati probabili, fornendoci un valore di «Ω» corrispondente a una precisa geometria (piatta) e uno specifico destino (di espansione).

«Il gioco del cosmologo: viaggi nello spazio-tempo» è una serie di ipertesti studiata per approfondire tutti i temi del piano. È proposto in quattro postazioni pc e lo si può consultare da soli o in più persone. È un gioco, ma anche un percorso di auto-apprendimento: lanciando dadi virtuali, rispondendo a domande, leggendo (a richiesta) spiegazioni e approfondimenti, il visitatore può muoversi avanti e indietro nel tempo e nello spazio.

Mediateca

Nella Mediateca, collocata al termine del percorso espositivo, al piano –3, è possibile approfondire storia e contenuti dell'astrofisica e della scienza spaziale consultando documenti storici oppure assistendo a interviste filmate e animazioni.

mediateca Infini.to È uno strumento unico in Italia, ma assolutamente accessibile. Come spiega il curatore Giosuè Boetto Cohen: «L’archivio della Mediateca si consulta facilmente attraverso un database ed è fruibile attraverso postazioni”'relax” o “studio-lavoro”, a seconda del tipo di pubblico. Il motore di ricerca, attivato per parole chiave, propone schede di presentazione delle unità audiovisive, che riportano una sinossi, tutti i crediti e i dati di provenienza. Controllati i contenuti sulla scheda, il visitatore può richiedere la visione del documento, che è immediata».

In un panorama Web e tv sempre più affollato, in cui anche l'offerta di filmati scientifici è in continua crescita, la «Mediateca dello spazio» segue linee-guida precise che le garantiscono una certa originalità: 1) i materiali di provenienza (di provato valore divulgativo) giungono da fonti abitualmente non accessibili al pubblico e non scaricabili via Rete; 2) i documenti sono per lo più scene originali non rimontate; in talune occasioni (per esigenze di sintesi e di fruibilità) sono proposti in più "unità audiovisive" distinte; nei casi leciti, possono essere montati sottraendo alcune sequenze secondarie; 3) sinossi e didascalie aiutano la contestualizzazione storica e produttiva dei singoli documenti.

Gli archivi a cui si è attinto sono quelli della Rai (che ha offerto una speciale collaborazione), della Nasa e dell'Agenzia spaziale europea (Esa): a questi, in un progetto in perenne divenire, se ne aggiungeranno altri facenti capo al mondo della ricerca e dell'industria. La Mediateca dovrebbe essere pienamente operativa nel 2008, quando arriverà a contare non meno di 180 documenti filmati.

Un'aula didattica posta dietro alla Mediateca, infine, permetterà di coinvolgere esperti e ricercatori in lezioni dedicate agli argomenti di maggiore attualità.

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