Dossier

Cinquant’anni di DNA – Parte I

l genoma: il puzzle dell’evoluzione

Nel lontano 1949 Chargaff notò come le regole di distribuzione dei nucleotidi erano conservate in organismi diversi. Più tardi la scoperta del codice genetico, rivelò che questo era uguale in tutti gli organismi: nonostante specie diverse utilizzino sistemi di comunicazione diversa, la molecola in cui risiede l’informazione biologica e il linguaggio in cui questa è scritta è uguale in tutti gli esseri viventi. Dagli insetti, alle piante e agli animali, uomo compreso: tutto è scritto nella famosa doppia elica di DNA. Curiosamente non solo le parole utilizzate sono le stesse, ma le stesse istruzioni si ritrovano in organismi diversi per lo svolgimento di funzioni analoghe. Ad esempio la sintesi di quelle proteine che costituiscono lo scheletro delle cellule è guidata da geni del tutto analoghi in tutti gli organismi viventi.

Questo concetto di universalità del codice genetico ha permesso non solo di studiare la funzione di ogni singolo tratto di DNA, che già di per sé è una conquista incredibile, ma anche di studiare la storia del patrimonio genetico. Infatti, le istruzioni per sintetizzare lo stesso tipo di proteine in organismi diversi sono simili, ma non identiche, a causa di piccole variazioni che si sono accumulate durante l’evoluzione. Questo vuol dire che gli stessi geni sono tanto più simili quanto due organismi sono vicini nella scala evolutiva.

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