Dossier

Cinque tappe nella quarta dimensione: agli abitanti dello spazio tridimensionale

Alcune possibili chiavi di lettura

Oltre ai problemi, in Flatlandia nascono e fioriscono le possibili diverse interpretazioni del racconto. Come Flatlandia è contemporaneamente un universo piatto e ricco di dimensioni, così si può dire che il lettore si trova davanti a un testo a più dimensioni.

Un libro può essere affrontato, guardato, analizzato, letto da molti punti di vista diversi. Per spiare dentro a Flatlandia, un comodo buco della serratura è il sottotitolo: racconto fantastico in più dimensioni. Rileggendolo, dopo aver chiuso il volumetto, una volta completata la lettura delle avventure del Quadrato, viene naturale sorridere lasciando andare il pensiero al reverendo Abbott che conclude il suo scherzo con una pennellata di ulteriore ambiguità. Ha testé finito di scrivere un libro apparentemente ambientato in un mondo bidimensionale e dichiara che il suo racconto di dimensioni ne ha tante.

Di fatti, Flatlandia può evidentemente essere letto con occhio matematico. Pubblicato anonimo nel 1882, risente del clima che porterà di lì a pochi anni alla formulazione della relatività (è affascinante come Abbott, conoscitore di cose classiche, e greche in particolare, abbia osato cimentarsi con un concetto nuovissimo - per l'appunto quello di dimensione - che stava acquisendo una sua forza e una sua naturalezza Ritratto di Georg Friedrich Bernhard Riemann scientifica proprio in quelle decadi con i lavori di Grassmann, Riemann e poco più avanti di Einstein).

È indubbio che il Quadrato vuole descrivere il concetto geometrico di dimensione, e l'artificio letterario di squadernarci davanti agli occhi un mondo bidimensionale ha proprio lo scopo di permetterci di astrarre e di pensare alla dimensione tout court, e così la penseremo più avanti.

Accenniamo appena a un minimo di matematica: uno spazio (definito in un qualche modo regolare) ha tra le sue proprietà caratteristiche un numero che si chiama dimensione. Questo numero non può cambiare a nessuna condizione - se non cambiando lo spazio che si prende in considerazione - vale a dire che è un cosiddetto invariante geometrico. Allora, quello che stiamo cercando di comunicare è che la dimensione è sì caratteristica dello spazio, ma che ciascun abitante può essere in grado di percepire uno spazio ambiente distinto, e che percezioni diverse permettono di vivere in più dimensioni.

D'altra parte però, le chiavi di lettura possono legittimamente essere altre: c'è una descrizione parodistica e delicatamente satirica della società vittoriana (forse anche con un accenno di critica alla violenza dello Stato e della gerarchia); ma c'è anche un raffinato gioco di apparente misoginia che cela - in un'altra dimensione! - un indubbio riconoscimento del ruolo e della figura della Donna.

Poi Abbott fa il verso alle tante descrizioni di mondi ideali, con attenzione maniacale e puntuale al dettaglio, al costume, quasi, per dirla con un termine moderno, agli stili di vita degli abitanti del suo mondo.

Infine, non deve essere stata estranea al nostro reverendo l'intenzione di valorizzare la visione come strumento per sapere e ottenere conoscenza scientifica. Una delle molte letture di Flatlandia, uno dei molti contenuti che Abbott cerca di comunicare, è che la conoscenza può anche partire da un'intuizione strana, incomprensibile ai più, forse anche osteggiata, in una parola da una visione.

Sembra quasi che Abbott Quadrato voglia spianare la strada a risultati e teorie scientifiche che, da lì a pochi anni, compariranno sulla scena della scienza e che si porteranno dietro un secolo di incomprensioni e di false interpretazioni (di passaggio ricordiamo che Rudy Rucker dedica il suo La quarta dimensione, Adelphi, Milano, 1984, al protagonista di Flatlandia, il Quadrato, in occasione del suo centesimo compleanno, quasi voglia concludere il secolo e affermare che certi discorsi devono considerarsi come definitivamente assodati).

Nello specifico del suo tema, è vero che possiamo essere atterriti dalla visione di un'altra dimensione, ma la paura non deve bloccarci dallo sviluppare la conoscenza in quella direzione. Questo sembra dirci il Quadrato dalla sua piatta prigione.

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