La rivoluzione culturale di Enrico Fermi
Enrico Fermi, di cui il 29 settembre 2001 si è celebrato il centenario della nascita, è il massimo fisico italiano del '900 e uno dei più grandi di tutti i tempi. Il prestigio della scuola di fisica romana che si è creata intorno a Fermi dura tuttora, grazie anche all'opera di Edoardo Amaldi, l'unico tra i "ragazzi di via Panisperna" rimasto in Italia dopo la seconda guerra mondiale.
Il nome di Fermi è uno dei più ricorrenti quando si sfoglia un testo di fisica moderna, ed è legato ad almeno tre grandi capitoli della fisica: la statistica quantica delle particelle di spin semintero (i "fermioni"), il decadimento beta e le interazioni deboli (la "lagrangiana di Fermi", la "costante di Fermi"); la radioattività artificiale indotta dai neutroni e le sue applicazioni alla fissione nucleare (la "pila di Fermi" e la bomba atomica).
Come accade spesso per i fuoriclasse della scienza, il premio Nobel non rende giustizia al suo immenso contributo alla fisica: Fermi lo ha vinto per le scoperte sulla radioattività indotta dai neutroni, ma se tre fisici diversi avessero prodotto quei tre risultati, avrebbero meritato un premio Nobel ciascuno.
Anche nei campi non direttamente aperti da lui, Fermi ha saputo cimentarsi ai massimi livelli. È il caso della relatività generale (le "coordinate di Fermi"); dei modelli atomici (l'atomo "di Thomas-Fermi"); della fisica dei raggi cosmici; delle prime simulazioni numeriche (modello "di Fermi-Pasta-Ulam"). Altri scienziati hanno sviluppato tecniche di calcolo o nuovi modelli grazie a semplici osservazioni o intuizioni di Fermi. Egli ha poi sfiorato altri due risultati fondamentali: il principio di esclusione di Paulie la prima fissione del nucleo, realizzata inconsapevolmente dal suo gruppo.
Per la scienza italiana il suo ruolo è poi doppiamente rivoluzionario; non solo Fermi è stato il primo fisico italiano a lasciare contributi fondamentali dopo Galileo Galilei e Alessandro Volta, ma ha inventato un nuovo stile per fare e insegnare fisica, creando una scuola e introducendo la fisica come la si fa oggi in un Paese ancora scientificamente arretrato e conservatore, come era l'Italia del periodo fascista.
Il coinvolgimento di Fermi nella creazione di ordigni atomici offre spunti di riflessione attuali e tuttora aperti sul ruolo della scienza nella società, soprattutto nel contesto della cosiddetta era postaccademica della scienza in cui ci troviamo, ma non ne offusca la grandezza di scienziato.
Il genio di autodidatta che possedeva Fermi è un dono che appartiene a pochi, ma l'abilità del leader e del caposcuola; l'attitudine a muoversi sempre vicino al nocciolo dei problemi fisici e di intuirne gli aspetti più profondi senza apparente sforzo; la capacità rarissima di eccellere sia come teorico che come sperimentale (ma anche come tecnico e ingegnere) sono caratteristiche di un modello da seguire, attualissimo e ineguagliato, a un secolo dalla sua nascita e a mezzo secolo dalla sua prematura scomparsa.
,Enrico Fermi, di cui il 29 settembre 2001 si è celebrato il centenario della nascita, è il massimo fisico italiano del '900 e uno dei più grandi di tutti i tempi. Il prestigio della scuola di fisica romana che si è creata intorno a Fermi dura tuttora, grazie anche all'opera di Edoardo Amaldi, l'unico tra i "ragazzi di via Panisperna" rimasto in Italia dopo la seconda guerra mondiale.
Il nome di Fermi è uno dei più ricorrenti quando si sfoglia un testo di fisica moderna, ed è legato ad almeno tre grandi capitoli della fisica: la statistica quantica delle particelle di spin semintero (i "fermioni"), il decadimento beta e le interazioni deboli (la "lagrangiana di Fermi", la "costante di Fermi"); la radioattività artificiale indotta dai neutroni e le sue applicazioni alla fissione nucleare (la "pila di Fermi" e la bomba atomica).
Come accade spesso per i fuoriclasse della scienza, il premio Nobel non rende giustizia al suo immenso contributo alla fisica: Fermi lo ha vinto per le scoperte sulla radioattività indotta dai neutroni, ma se tre fisici diversi avessero prodotto quei tre risultati, avrebbero meritato un premio Nobel ciascuno.
Anche nei campi non direttamente aperti da lui, Fermi ha saputo cimentarsi ai massimi livelli. È il caso della relatività generale (le "coordinate di Fermi"); dei modelli atomici (l'atomo "di Thomas-Fermi"); della fisica dei raggi cosmici; delle prime simulazioni numeriche (modello "di Fermi-Pasta-Ulam"). Altri scienziati hanno sviluppato tecniche di calcolo o nuovi modelli grazie a semplici osservazioni o intuizioni di Fermi. Egli ha poi sfiorato altri due risultati fondamentali: il principio di esclusione di Paulie la prima fissione del nucleo, realizzata inconsapevolmente dal suo gruppo.
Per la scienza italiana il suo ruolo è poi doppiamente rivoluzionario; non solo Fermi è stato il primo fisico italiano a lasciare contributi fondamentali dopo Galileo Galilei e Alessandro Volta, ma ha inventato un nuovo stile per fare e insegnare fisica, creando una scuola e introducendo la fisica come la si fa oggi in un Paese ancora scientificamente arretrato e conservatore, come era l'Italia del periodo fascista.
Il coinvolgimento di Fermi nella creazione di ordigni atomici offre spunti di riflessione attuali e tuttora aperti sul ruolo della scienza nella società, soprattutto nel contesto della cosiddetta era postaccademica della scienza in cui ci troviamo, ma non ne offusca la grandezza di scienziato.
Il genio di autodidatta che possedeva Fermi è un dono che appartiene a pochi, ma l'abilità del leader e del caposcuola; l'attitudine a muoversi sempre vicino al nocciolo dei problemi fisici e di intuirne gli aspetti più profondi senza apparente sforzo; la capacità rarissima di eccellere sia come teorico che come sperimentale (ma anche come tecnico e ingegnere) sono caratteristiche di un modello da seguire, attualissimo e ineguagliato, a un secolo dalla sua nascita e a mezzo secolo dalla sua prematura scomparsa.