Dossier

Le istituzioni della ricerca

La fondazione settecentesca della comunità scientifica sabauda e i suoi caratteri originali

Collegio dei nobili Quando nel corso del secolo XVI in Europa nacque il moderno movimento scientifico i domini sabaudi rimasero sostanzialmente ai margini del processo. Il fenomeno cominciò a delinearsi a partire dal Settecento, con notevole ritardo rispetto ad altre regioni europee e italiane. E non certo a caso. La fase di istituzionalizzazione del movimento scientifico prese infatti corpo in Piemonte parallelamente alla brusca accelerazione voluta dai duchi nella costruzione di uno Stato assoluto. In questa direzione la riforma dell’Università di Torino negli anni Venti aprì finalmente la strada maestra alla nascita di una comunità scientifica, determinandone profondamente i caratteri originari, segnandone per sempre le forme e lo spirito complessivo. Riducendo i margini di autogoverno corporativo di origine medievale ed escludendo bruscamente i religiosi e l’arcivescovo dall’ateneo, le nuove Costituzioni volute da Vittorio Amedeo II al fine di formare i nuovi ceti dirigenti per la sua macchina statale, diedero vita in pochi decenni a una figura, tipicamente sabauda, di intellettuale-funzionario tanto competente quanto fedele alla corona. Nel segno dell'apertura alla scienza moderna e al razionalismo cartesiano e newtoniano lo Stato assoluto investì non poche risorse per favorire la ricerca.

Orto Botanico al Valentino Sin dal 1721 nell’ateneo venne istituito un laboratorio di fisica sperimentale corredato di macchine per lo studio dei fenomeni del vuoto, dell’elettricità e dell’ottica. Nel 1739, per allinearsi a quanto facevano le maggiori università europee, si procedette alla creazione del Museo di fisica, storia naturale e antichità. Insieme con la cattedra di botanica, nel 1729, ebbe inizio la costruzione di un orto botanico, dove lavorarono alle loro ricerche studiosi come Carlo Allioni, autore di una fortunata Flora pedemontana (1785). A incrementare, infine, i reperti e i macchinari presenti in queste istituzioni provvide nei decenni successivi il medico, botanico e naturalista Vitaliano Donati, grande esploratore per conto di Carlo Emanuele III, divenuto famoso per aver scritto tra il 1759 e il 1762 il Viaggio in Egitto e nelle Indie orientali.

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