Dossier

Le istituzioni della ricerca

La continuità del modello organizzativo nel XIX secolo: il periodo napoleonico

Napoleone e l'Università Con la Rivoluzione francese e poi con Napoleone l’organizzazione complessiva delle istituzioni scientifiche subalpine non conobbe mutamenti sostanziali. La Reale Accademia delle scienze si limitò a cambiare nome - da Reale a Imperiale - e a suddividersi in due classi, una di scienze esatte e una di scienze morali assumendo, nel 1801, la denominazione di Académie des Sciences, Littérature et Beaux Arts.

Grazie a Prospero Balbo, nominato rettore dell’ateneo torinese nel 1805, quel vero e proprio sistema che inglobava sotto la sua personale direzione la nuova Università imperiale, i collegi, la scuola elementare e i licei, l’Accademia di Agricoltura, l’Orto botanico, l’Osservatorio, i musei universitari e le biblioteche, continuò a collocare ai vertici della piramide l’Accademia delle Scienze.

Quest’ultima istituzione, infatti, continuava a controllare più o meno direttamente, anche la vita delle accademie provinciali e soprattutto, attraverso la doppia appartenenza dei suoi soci, la stessa Università, riformata, nel 1808, nel segno della piena integrazione con il modello parigino sulla base di trentasei cattedre e di nove scuole speciali (Medicina, Chirurgia, Veterinarie, Scienze, Matematica, Diritto, Lingua e Antichità, Disegno e Pittura, Musica). Unica variazione, rispetto al Settecento, ma di notevole rilievo per le sorti della ricerca scientifica e tecnologica, il venir meno nella comunità scientifica subalpina della componente militare. Nell’ambito del «disarmamento» del Piemonte e della sua annessione, come Dipartimento del Po, ai territori all’Impero direttamente amministrati da Parigi furono smantellate, per preciso volere di Napoleone, le prestigiose scuole militari con i loro preziosi laboratori.

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