Dossier

Le istituzioni della ricerca

Il Consorzio universitario torinese

Laboratorio di chimica del Museo Industriale E tuttavia senza il diretto intervento politico degli enti locali, la grande stagione del positivismo torinese che fu all’origine della stessa trasformazione a capitale industriale d’Italia non sarebbe probabilmente mai avvenuta. A metà degli anni Settanta, mentre Michele Lessona diventava rettore, godendo per lungo tempo dell’appoggio di due ministri attenti alle sorti dell’ateneo torinese come Francesco De Sanctis e Michele Coppino, prese rapidamente corpo il progetto dell’igienista Giacinto Pacchiotti volto a introdurre anche a Torino, sul modello di Parigi, Londra e Berlino, un Consorzio universitario fondato sul principio dell’autogoverno con la diretta partecipazione finanziaria degli enti locali. Appoggiato dal preside della Facoltà di lettere, Luigi Schiapparelli, e dall’intero movimento positivista subalpino che, attraverso la «Gazzetta del popolo» teorizzò e propagandò presso politici e opinione pubblica la funzione strategica della ricerca scientifica in ogni campo come motore dei processi di innovazione di sviluppo economico e sociale, Pacchiotti ottenne, nel dicembre 1877, la firma della convenzione. Essa prevedeva ingenti investimenti per l’acquisto di strumenti, la creazione e il mantenimento di nuovi laboratori e istituti di ricerca, la costruzione di una «città della scienza» per le Facoltà di medicina e di scienze, il finanziamento a nuove cattedre e borse di studio per studenti. Si trattava di cifre enormi per l’epoca. Comune e Provincia profusero nell’impresa oltre quattro milioni di lire per alimentare sia le spese del Consorzio sia la dotazione di strumenti dei nuovi istituti di corso Massimo d’Azeglio e dell’Osservatorio astronomico di Pino Torinese. Osservatorio di Pino Torinese Pur tra le continue diatribe tra le Facoltà di Medicina e di Scienze, il progetto della «città della scienza», approvato nel 1885, in forma ridotta rispetto al disegno iniziale, divenne realtà in dieci anni, cambiando radicalmente il volto delle istituzioni scientifiche subalpine. Nacquero, infatti, quattro nuovi e grandi edifici in cui trovarono spazio gli istituti e i laboratori di Igiene e Fisica, di Medicina Legale e Anatomia, di Chimica Farmaceutica e Chimica generale, Patologia e Materia Medica. L’Orto botanico venne rifondato con nuovi laboratori e strumenti, rilanciata la ricerca sperimentale nei campi della istologia e Istochimica delle piante e dei funghi. Nel 1907 fu inaugurato il laboratorio di ricerca fisiologica sul Monte Rosa voluto da Angelo Mosso, autorevole protagonista della grande stagione del positivismo subalpino.

L’opera del Consorzio universitario Torinese rappresentò un potente incubatore capace di favorire l’ammodernamento e l’innovazione tecnologica dell’ateneo, e per riflesso dell’intero sistema economico piemontese. Basta guardare l’elenco dei nuovi istituti e laboratori scientifici nati nell’Università di Torino per sincerarsene o scorrere l’elenco degli scienziati che arrivarono nell’antica capitale spiemontesizzando definitivamente le resistenze corporative di Facoltà come Medicina. Anche l’afflusso di studenti da altre regioni d’Italia va ascritto a merito di quelle iniziative che non investirono frontalmente solo le istituzioni di ricerca nel campo delle scienze naturali. L'aumento del 50% delle dotazioni annue degli istituti universitari, e i forti investimenti per l’acquisto di strumenti garantiti dal Consorzio, si estesero infatti alle biblioteche delle Facoltà umanistiche. L’Istituto giuridico, il laboratorio di Cognetti de Martis ebbero cospicue risorse.

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