La tradizione delle kammer è di matrice ecclesiastica e discende direttamente dai thesaurus delle chiese: possedere oggetti fantastici e rari è segno, oltre che di un possesso fisico, di una dominazione intellettuale e quasi magica del mondo: le attribuzioni di rarità, meraviglia e preziosità dell’oggetto si trasferivano immediatamente al possessore dell’oggetto e, tipicamente, i possessori erano la chiesa o, in alternativa, principi e potenti che potevano permettersi di collezionare oggetti spesso eterogenei.
Si arriva da una tradizione “panmeravigliosa”: tutto ciò che l’uomo contempla – dai fenomeni più normali, come la pioggia che cade, a quelli più inspiegabili, come le eclissi di sole – è meraviglia, anche se con distinzioni precise: i ‘naturalia’ hanno uno statuto più elevato perché connessi alla sfera divina; ‘φνσiχε’ in greco antico indica la natura, ma ha la stessa radice della parola ‘φνω’ che, nella sua accezione intransitiva significa «nascere, germogliare, essere prodotto, sorgere»: lo stesso Aristotele, proprio nella Fisica, tiene la natura in somma considerazione proprio per questa caratteristica; gli ‘artificialia’ invece, i manufatti dell’uomo, per quanto prodigiosi, sono tenuti in minor conto1 : essi non divengono e hanno quindi «una forza in meno», al limite si possono solo corrompere per l’azione del tempo.
A partire dal ‘200 questa visione viene a poco a poco modificata: tanta della cultura greca, che torna a noi attraverso gli arabi, offre un senso diverso di questa distinzione tra artificiale e naturale e si taglia questa specie di cordone ombelicale nel binomio tra Dio e natura.
Una distinzione trasversale a quella appena proposta è sulla diversa sfumatura di meraviglioso: ciò che è meraviglioso sta ai confini del mondo o arriva dai confini del mondo e, questa precisa accezione, coincide con «ciò che non conosco in quanto lontano». Il prodigioso e il miracoloso invece può accadere qui da noi, ed è il genere di eccezione – il bambino a due teste – che può essere contemplato in quanto, di nuovo, manifestazione del divino.
Nel ‘600 tra gli scopi del ‘museo’ c’è anche quello banale di far cassa per tener vive le collezioni ed eventualmente arricchirle; in tal senso l’esposizione dell’eccezionale è volta – come accade in molte mostre della modernità2 – a stupire e a creare quell’alone di magia da cui non è immune il museo che volle a Roma Atanasius Kircher3 : da un punto di vista architettonico siamo in presenza di camminamenti e grandi gallerie che costituiscono una specie di catabasi, di viaggio iniziatico per il visitatore che vede il disporsi di fronte a sé di simboli astrologici propiziatori; al cammino fisico si aggiunge immediatamente quello metafisico necessario a beneficiare delle giuste congiunzioni astrali4 . La parabola del museo kircheriano sarà mutatis mutandis anche quella delle wunderkammer, che, con alterne vicissitudini, lasceranno spazio ai musei nella loro struttura moderna.
NOTE:
1. Le famose sette meraviglie del mondo antico vengono citate come sicuro esempio delle capacità dell’uomo, ma sottolineando pur sempre come esse siano soggette alla corruzione del tempo. Shakeaspeare addirittura ne Il racconto d’inverno arriva a denigrare e trattare alla stregua di ‘artificialia’ varietà di fiori che possono essere coltivati in giardino e quindi, per questo, meno ‘naturali’: Perdita, in procinto di sposarsi, dice: «In verità, signore, i fiori di stagione più vistosi, coll’invecchiar dell’anno, quando l’estate non è ancora morta, né ancora nato il tremolante inverno, son i garofani e le violacciocche, che chiamano “bastardi di natura”; però il seme di quelle varietà non cresce al nostro rustico giardino, né m’interessa farcene trapianto». E, alla richiesta di Polissene sul motivo di tale astio, ella risponde: «Perché m’han detto che la screziatura che varia il lor colore è un artificio che usurpa la potenza creatrice della grande Natura.» (corsivo mio). Vedremo che nella Francia di Vaucanson la prospettiva viene completamente ribaltata: il suo automa dell’anatra sarà tanto più perfetto quanto più riuscirà ad imitare l’anatra reale.
2. Penso a Körperwelten di Gunther Von Hagens.
3. Il gesuita Atanasius Kircher (1601-80) nel 1651 apre la sua collezione al pubblico: la sua wunderkammer si fonda sulla donazione di Alfonso Donnini, che riuniva per di più oggetti antichi, ai quali vanno aggiunti i pezzi raccolti dallo stesso Kircher attraverso i suoi confratelli in America e in Cina. Tutti gli oggetti vengono descritti in due grandi cataloghi, il primo dei quali pubblicato dal De Sepi nel 1678. La collezione è la più vasta per quantità e qualità degli oggetti esposti ed è possibile considerarla come vera antesignana di tutti i musei naturalistici ed etnografici moderni. Nel 1773 la Compagnia di Gesù viene soppressa da Clemente XIV: a questo avvenimento si deve la prima divisione e dispersione dei pezzi kircheriani.
4. Cosa non infrequente per quel tempo. Pare che Tommaso Campanella ormai prossimo alla morte avesse disegnato nella propria camera da letto una congiunzione astrale in modo da ‘deviare’ il corso del destino.