Dossier

Musica e Rivoluzione Scientifica

La scienza della musica nel XVII secolo

Il punto di partenza consiste nel ricostruire il significato della musica nel XVII secolo. È forse per noi una sorpresa scoprire che la musica, nella classica suddivisione delle sette arti liberali in discipline umanistiche e matematiche, era annoverata tra queste ultime, al fianco di aritmetica, geometria ed astronomia.

I compiti affidati ad uno studioso di musica, un musico, erano moltissimi e comprendevano sia conoscenze teoriche, sia saperi pratici: come si legge nella prefazione al Compendium Musicae (Compendio di musica) di Renato Cartesio, si andava dalla fisiologia, alla geometria, alla tecnica di costruzione degli strumenti. Ricordiamo che all'epoca era molto netta la separazione tra il sapere dei libri, della filosofia (l'epistéme), e la conoscenza puramente tecnica (la téchne), tanto che quando Galileo Galilei dichiarerà di voler leggere direttamente nel "libro della natura" si parlerà di una rivoluzione culturale.

La musica rappresentava invece un eccezionale strumento per mettere a contatto i due mondi: difatti per sua natura, da sempre, essa non può fare a meno di mettere alla prova dei fatti quanto scritto sui trattati. In questo senso è una disciplina paragonabile all'architettura e non ci stupisce trovare forti legami proprio tra musica ed architettura, come testimonia ad esempio il Musurgia Universalis (Il Trattato Universale delle Muse) di Atanasio Kircher, un testo classico dell'epoca barocca.

La città ideale di Piero della Francesca

Un particolare ramo della musica teorica era quello della teoria degli affetti, che affonda le sue radici nell'antica Grecia e che ancora nel 1600 era oggetto di trattati specifici; secondo i cultori di questa disciplina, lo studio delle particolari regole con cui all'epoca venivano composte le opere musicali permetteva di catalogare, ed addirittura manipolare, gli stati d'animo degli ascoltatori. A prima vista questa affermazione, di cui un importante sostenitore fu Vincenzo Galilei, il padre di Galileo, stimola in noi un certo scetticismo. In effetti già a partire dal Settecento questi studi vengono abbandonati, anche se non sembrano poi tanto lontani dai principi su cui si lavora nei moderni studi di composizione dove vengono realizzate e selezionate le musiche da trasmettere negli ascensori dei grattacieli o negli aeroporti, musiche che hanno il preciso compito di rasserenare gli animi. Analogamente, la progettazione di una musica opportuna, che ponga lo spettatore nello stato d'animo di recepire un preciso messaggio in pochi secondi, è ovviamente assai importante nel settore della pubblicità.

È comunque indubbio che l'interazione tra musica e scienze fu eccezionalmente interessante negli anni che precedono la Rivoluzione Scientifica, anche a causa della contemporanea situazione in campo filosofico e musicale, dovuta in parte all'eredità della tradizione classica, in parte a stimoli completamente nuovi. Il famoso storico della scienza Stillman Drake scrive che le radici della fisica di Galilei si debbono rintracciare non nella filosofia del passato, quanto nella pratica dei musici a lui contemporanei, proprio come le radici della cosmologia di Keplero debbono essere rintracciate nella teoria musicale.

Un altro aspetto da sottolineare è come la musica possieda alcuni tra i caratteri che sono ritenuti caratteristici delle scienze moderne (si pensi a come il musicista abbia a che fare con eventi - i brani musicali- scritti per essere riproducibili da parte di altri, di come questo induca l'ideazione di un linguaggio simbolico ed universale, di come l'orecchio anche dell'ascoltatore meno musicalmente colto sia in grado di effettuare un controllo sperimentale su un brano ascoltato). Per questo motivo è stato ipotizzato un contributo dato dalla musica proprio al nascere della scienza moderna: se in quegli anni gli scienziati erano comunemente impegnati in vari aspetti della ricerca musicale, ne avrebbero assorbiti tali caratteri, che poi avrebbero potuto trasferire alle altre scienze.

Grande importanza è stata data anche all'impulso dato dalla musica al far lavorare insieme gruppi di più persone, così che esistono studi tesi a verificare i legami tra la creazione delle accademie musicali di fine '500 e la nascita delle prime importanti accademie scientifiche, sorte a partire dai primi anni del '600. Non si sostiene che vi sia un rapporto diretto tra le une e le altre, ma che gli scienziati che frequentavano le accademie musicali avrebbero ivi "imparato a fare comunità", cosa che all'epoca era davvero innovativa: difatti non esistevano ancora i concetti di comunicazione, interazione e controllo scientifici, come neppure riviste scientifiche. Un'idea di come fosse poco "educata" una comunità dell'epoca la si trae dalla lettura di una delle regole della prestigiosa accademia di Baif, istituita a Parigi nella seconda metà del XVI secolo: "è fatto divieto ai soci di prendersi a pugni a meno di 100 piedi dal luogo ove si tiene la riunione".

Come abbiamo visto, in quegli anni la musica instaura forti legami con moltissime altre discipline: architettura, matematica, astronomia, studio degli stati d'animo, fisiologia dell'orecchio; approfondire ognuno di questi aspetti ci porterebbe troppo lontano, e scegliamo di privilegiare il profondo rapporto che legava la musica alla descrizione del cosmo.

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