Dossier

Musica e Rivoluzione Scientifica

La teoria degli affetti

Già gli antichi Greci erano convinti che l'ascolto della musica fosse in grado di influenzare profondamente l'animo umano; nel corso del XVI secolo si assiste alla nascita di una vera e propria scienza che prende il nome di Teoria degli Affetti, una disciplina che studia le regole compositive da utilizzare per ottenere nell'animo di chi ascolta gli effetti più diversi. Tra i suoi esponenti più famosi ricordiamo Vincenzo Galilei, padre dell'astronomo Galileo Galilei. Egli metteva in relazione i dodici "modi" (qualcosa di simile alle moderne tonalità) ereditati dalla teoria musicale degli antichi con dodici stati d'animo; a ciascun accoppiamento era poi abbinato un "ricercare", un breve brano musicale con cui Galilei voleva dimostrare l'efficacia della propria teoria. In pratica un determinato ricercare, composto con le regole di quel modo, avrebbe indotto nell'ascoltatore il corrispondente stato d'animo. I dodici ricercare di Galilei si possono ascoltare come file midi al sito:

http://members.iinet.net.au/~nickl/galilei.html#Ricercares

Una avvertenza: oggi siamo abituati ad un linguaggio musicale molto più ricco, di timbri e di ritmi, per cui i 12 ricercare di Galilei ci appaiono al primo ascolto molto simili tra loro. Ma in effetti proprio nella loro omogeneità si cela la forza della teoria degli affetti: sarebbe infatti scontato dare un effetto differente con una ninna nanna ed un brano rock! Se si vuole verificare una effettiva diversità tra i brani, può essere utile abbinare a ciascuno una immagine, e notare come risulti difficile invertire tra loro le immagini che abbiamo associato a due ricercare diversi.

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