Dossier

La rivoluzione culturale di Enrico Fermi

Insegnare, calcolare, giocare

Ci sono due cose di cui Fermi non può fare a meno: calcolare e insegnare. La sua esigenza di avere sempre il controllo quantitativo di ciò che lo circonda lo porta spesso a fare stime numeriche di ordini di grandezza, non solo nella ricerca, anche in casa, durante le escursioni in montagna, osservando ciò che lo circonda.

Il fungo atomico di Alamogordo Lo farà anche in circostanze difficili, come l'esplosione del primo ordigno atomico nel test di Alamogordo. Fermi presta poca attenzione al bagliore accecante del fungo atomico che illumina il cielo a giorno, è concentrato su una cosa per lui più importante: stimare l'energia della bomba lanciando dei pezzi di carta al passaggio dell'onda d'urto. Quando con i suoi collaboratori a Los Alamos si mette a stimare precisamente l'energia con calcoli più complessi, Fermi sa già che la sua prima stima "artigianale" è sostanzialmente giusta e, come sempre, ha ragione.

Persino in ospedale nel 1954 si potrà trovare Fermi, prossimo alla morte, al lavoro alle ultime lezioni (pubblicate postume) oppure a passare il tempo calcolando il flusso del liquido della flebo!

La mania di insegnare, anche in senso lato lo porta spesso a inventare giochi di domande, come quello "delle due lire", in cui chi non risponde correttamente paga una lira, ma chi fa un'obiezione che risulta sbagliata ne paga due. Inutile dire chi decide se le risposte e le obiezioni sono corrette, nonché chi vince.

Enrico, Laura e Giulio Fermi Spesso Enrico cercherà di far apprezzare la fisica alla moglie Laura, che aveva studiato Scienze Naturali. Fin dai tempi dell'università, nelle occasioni di svago i due amici Enrico e Franco (Rasetti) non perdono occasione per sfoggiare il primo l'infallibilità e il secondo l'onniscienza, divertendosi a provocare le donne della compagnia con domande di cultura generale. Addirittura sembra che Laura soffra di una sorta di complesso di inferiorità: si trova accanto un'infallibile guida montana che di mestiere non fa semplicemente il fisico. Enrico, le hanno detto, è grado di influenzare la fisica ai livelli più alti possibili. Ma di tanto in tanto nota divertita qualche sua piccola "sconfitta", che "non era un buon perdente".

Il gioco è un aspetto importante della personalità di Fermi. Passata l'epoca degli scherzi di Pisa con Rasetti e la Società Antiprossimo, persino nel laboratorio di via Panisperna non si rinuncia al gioco. Nel bel mezzo di importanti misure di radioattività artificiale, consapevoli di stare fondando la fisica dei neutroni, Fermi, Amaldi e gli altri si divertono a gareggiare nei corridoi dell'istituto per portare i campioni dalla stanza del bombardamento con neutroni alla stanza delle analisi il più presto possibile (in modo da minimizzare il pericolo di contaminazione dei campioni). Quando si parla di "ragazzi", non bisogna dimenticare che all'epoca di via Panisperna lo stesso Fermi è ancora molto giovane.

C'è solo una persona dalla quale Enrico accetta di essere battuto senza recriminare: Ettore Majorana. Celeberrime le gare di calcolo tra questi due giovani giganti: Fermi col regolo e lavagne intere di formule, Majorana con una penna e un foglio per i pochi passaggi che gli servono.

John Von Neumann davanti a un calcolatore Fermi manterrà sempre il suo interesse per il calcolo numerico, migliorando e adattando le sue conoscenze ai "nuovi" calcolatori che nascevano negli anni '40. Egli stesso userà un calcolatore grafico di sua invenzione. Si ricorderà certo di Majorana quando, a Los Alamos, Fermi si divertirà a interpretare il ruolo che a Roma era stato di Ettore: sfidare il grande John Von Neumann in delle gare di calcolo: Fermi col regolo, Von Neumann al calcolatore.

"Enrico non era un buon perdente", ripete spesso Laura Capon, ma non lo fa mai pesare, anche la sua voglia di primeggiare è un gioco. D'altra parte Fermi è troppo sincero e schietto per nascondere la sua oggettiva superiorità: non sa essere falsamente modesto e nessuno se lo aspetta da lui. Ma contemporaneamente non ama coprirsi di glorie ufficiali, né tantomeno di ricchezze materiali. A volte si rende conto della grande soggezione che incute, a dispetto della sua personalità e del suo aspetto mite. Allora cerca di andare incontro per vincere la timidezza, che il più delle volte è reciproca. Ad esempio, contrariato dalle sue difficoltà con l'inglese, inviterà spesso i suoi studenti americani a correggergli errori di pronuncia o di grammatica, in cambio di alcuni cents per ogni errore segnalato.

Ma quando si tratta di fisica, Fermi non può accettare di sbagliare qualcosa. Nelle rarissime occasioni in cui accade, cerca di riparare in tutti i modi. Un geniale stratagemma adottato durante una lezione è quello di rivolgersi all'uditorio, con le spalle alla lavagna, accendere l'attenzione del pubblico con quei suoi ragionamenti calmi, semplici ed illuminanti che rendono elementare anche i più profondi argomenti di fisica, e nel frattempo cancellare col gomito l'errore, illudendosi di non essere visto...

Un consiglio che dà spesso ai giovani è di dedicarsi a problemi semplici, rimandando le grandi sintesi e i grossi sviluppi formali: "compito degli studenti è risolvere problemi, compito dei ricercatori è fare domande".

Enrico Persico, in occasione della commemorazione a Pisa nel 1955, l'anno dopo la morte di Fermi, ci dà un'immagine piuttosto inconsueta del suo amico:

Fermi in barca, una delle sue ultime immagini "Ancora l'estate scorsa ebbi la fortuna di averlo come compagno di villeggiatura sulle Alpi e in Toscana. Benché fosse già sofferente del male, che poco dopo doveva rivelarsi fatale, era ancora il caro e semplice compagno delle nostre passeggiate giovanili. Anzi, in una gita che facemmo, noi due soli, nell'isola d'Elba, ritrovai in lui una sua vecchia abitudine, che credo pochi conobbero, e che forse farà stupire chi lo ha conosciuto solo superficialmente. Spesso, nei momenti di distensione, camminando o sostando in vista di un bel paesaggio, l'ho udito recitare, come tra sé, lunghi brani di poesia classica, di cui fin dalla giovinezza custodiva nella memoria un ricco tesoro. Temperamento poco incline alla musica, la poesia gli teneva luogo di canto. Il nome di Fermi, per la grande maggioranza degli uomini, resta legato alla pila e all'[...] energia atomica. Per i fisici esso si ricollega [...] a gran parte dei progressi fatti dalla fisica nell'ultimo trentennio. Ma per tutti coloro che conobbero Fermi da vicino e lo ebbero caro, esso è legato al ricordo indimenticabile di un uomo semplice, saggio e buono, della bontà serena dei forti".

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