Dossier

La Psicologia come disciplina in Piemonte

I problemi della psicologia scientifica

In realtà, lo stretto legame con il wundtismo che in un primo tempo era parso il punto di forza della scuola psicologica torinese, si sarebbe presto rivelato causa di debolezza. Wundt In conseguenza del carattere di accentuato sperimentalismo impartito da Kiesow, cominciarono a profilarsi rapporti talvolta burrascosi tra il modello “torinese” e i diversi orientamenti della psicologia europea, come pure verso altri indirizzi della psicologia e della filosofia italiane. Gli effetti indesiderati di questo atteggiamento non ricaddero soltanto sul processo di consolidamento della neonata ricerca torinese, ma ebbero ripercussioni sullo sviluppo della psicologia italiana nella prima metà del Novecento. A questo proposito occorrono alcune considerazioni critiche. I primi decenni del nuovo secolo segnarono indubbiamente una tappa fondamentale per l’affermazione della psicologia internazionale che, grazie soprattutto all’opera dei gestaltisti e dei comportamentisti, favoriva un sostanziale rinnovamento dell’impostazione psicofisica tradizionale. Ma la rivoluzione introdotta da queste scuole psicologiche recentemente costituite non attecchì subito in Italia. E il grave ritardo della psicologia nostrana rispetto a quella europea e statunitense, secondo gli storici, sarebbe da imputare proprio alle responsabilità di Kiesow, il quale avrebbe esercitato un notevole condizionamento sulla ricerca italiana.

Trapiantando in Italia il wundtismo più ortodosso, Kiesow aveva in gran parte trascurato gli altri importanti orientamenti della cultura psicologica tedesca, tra cui l’impostazione di Külpe e della scuola di Würzburg, che all’analisi dei processi psichici elementari aveva privilegiato lo studio del pensiero e della coscienza su basi «sostanzialistiche». Ma il peso dell’autorità di Kiesow si stava rivelando ancor più grave nei confronti della Gestaltpsychologie, che faticò ad affermarsi e il cui contributo nello studio dei processi psichici superiori venne riconosciuto solo a partire dagli anni Quaranta. Né l’opposizione di Kiesow risparmiò il movimento psicoanalitico.

I suoi principi fondamentali erano formulati a partire da una nozione, quella di inconscio, che veniva giudicata inaccettabile dal punto di vista dell’elementismo e della psicologia dei popoli wundtiani. L’inconscio psichico, sentenziava Kiesow, era una contraddizione in termini al pari della «sensazione non sentita» o dell’«atto volitivo non voluto», e certamente non deponeva a suo favore che con questa idea avessero che fare soprattutto le scienze occulte.

Si spiega perciò la ragione per la quale nella prima metà del Novecento, la psicologia italiana abbia finito per trovarsi isolata rispetto agli altri paesi. Ma questo distacco doveva diventare ancor più pronunciato con la riforma Gentile del 1923 che aveva abolito l’insegnamento della psicologia nelle scuole di ogni ordine e grado. Gentile Innanzitutto questa riforma produsse danni ingenti sul piano dell’informazione e della circolazione delle idee: non furono più dedicate recensioni alle opere scritte in inglese, mancarono gli interventi rilevanti nei congressi internazionali tra il 1910 e il ’30, l’italiano perse la qualifica di lingua ufficiale ai congressi, qualifica che riacquisterà soltanto nel 1929 a New Haven, grazie allo sforzo dello stesso Kiesow.

Tra i rari contributi a livello europeo, può essere menzionata l’Autobiography in inglese di Kiesow. In secondo luogo la riforma favorì l’indagine di alcuni limitati ambiti operativi cari soprattutto all’ideologia fascista. Si trattava di temi riguardanti la questione della disoccupazione o del lavoro, l’orientamento nelle scuole professionali, trattati specialmente nelle ricerche degli assistenti di Kiesow, Alessandro Gatti e Mario Ponzo, che fu poi successore di Sante de Sanctis a Roma.

Ma la situazione non si presentava migliore neppure sul versante dei rapporti con la filosofia e, da parte sua, Kiesow non aveva certo contribuito a rendere più chiara la relazione tra le due discipline. Tra gli allievi di Wundt vi erano stati coloro che avevano proseguito poi in maniera autonoma rispetto alle direttrici indicate dal maestro, tra questi Edward B. Titchener che ne aveva diffuso il pensiero in America, o Hermann Ebbinghaus, il quale aveva elaborato in modo indipendente metodi di misurazione dei processi mentali superiori. Kiesow invece aveva ricavato dal maestro soprattutto l’interesse per l’atteggiamento volontaristico e antimaterialistico. Se da un lato ammetteva la scomposizione e l’analisi delle sensazioni nei loro elementi costitutivi, da un altro lato privilegiava l’ «io-volontà» come entità attiva e non scomponibile. La stessa concezione dell’attualità dell’anima era fondata sull’idea dell’insieme degli stati psichici presenti nella coscienza, che venivano colti come unità dal soggetto conoscente. Per quanto avesse propugnato l’importanza della psicofisica, l’obiettivo di questa disciplina non concerneva però l’anima, concetto sì «fondamentale alla psicologia», ma non scomponibile in costituenti. Archivio di psicologia, fasc. dedicato a Wundt Del resto, come osservava Kiesow, che la psicologia moderna fosse «senz’anima» era una battuta che ormai negli anni Venti non circolava più. Inoltre si è visto come, applicando alla lettera i principi di Wundt, di fatto Kiesow non intendeva riconoscere alla psicologia il potere di valutare i risultati dell’indagine psichica. D’altra parte neppure Wundt si era spinto a studiare sul piano sperimentale i processi cognitivi superiori, ritenendo che questo compito spettasse piuttosto all’ambito speculativo. Gli aspetti logico-cognitivi dell’attività mentale erano e restavano oggetto della filosofia. L’analisi psicologica doveva quindi servire a fondare un sistema filosofico, nel quale rientravano gli stessi fenomeni positivi. Sotto questa luce si delineava anche il rapporto con le discipline mediche, in particolare con la fisiologia e la psichiatria. I metodi di queste scienze certamente costituivano un valido ausilio alla psicologia sperimentale; nondimeno i loro risultati dovevano esser interpretati, unificati ma soprattutto superati dalla sintesi filosofica.

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