Sogno o son desto? Approccio scientifico alla macchina dei sogni
La storia della ricerca sulle basi psicofisiologiche del sogno è relativamente recente. Quasi parallelamente all’identificazione nel 1953 della fase REM (Rapid Eye Movements) del sonno, ovvero quella più profonda, fu riportato che questa fase era caratterizzata da una elevata presenza di ricordo dei sogni. In altri termini, gli individui risvegliati da questa fase erano in grado di riportare un sogno nel 90% dei casi.
Al contrario, gli stessi individui, risvegliati dalle altre fasi del sonno, collettivamente etichettate come NREM (Non REM - stadi 1, 2, 3 e 4) riuscivano a ricordare un sogno con una frequenza molto inferiore (intorno al 20%). Per uno di quegli sfortunati “equivoci” dai quali anche la storia della ricerca scientifica non è indenne, questi iniziali riscontri hanno fortemente influenzato le conoscenze e gli studi successivi, assumendo una quasi totale sovrapponibilità tra “la fase REM” del sonno e “il sogno”.
Nei fatti, già negli anni ’70 diventò evidente che la semplice modifica del modo in cui si interrogava gli individui al risveglio determinava un quadro di conoscenze molto diverso. Domandando “Che cosa ti passava per la mente prima che fossi svegliato?” invece di “Che cosa stavi sognando prima che fossi svegliato?”, si determinava un drastico incremento della probabilità di ottenere resoconti onirici anche al risveglio dalle fasi di sonno NREM.
Non si trattava semplicemente di una modifica procedurale, ma si rimandava a una definizione di sogno più estensiva, nel senso di “attività mentale durante il sonno”, indipendentemente dall’idea di caratteristiche formali e di contenuto che i diversi individui e le diverse culture attribuiscono a un sogno. Nei fatti, l’attività mentale si può riscontrare in tutte le fasi del sonno, con differenze quantitative molto minori di quanto inizialmente suggerito, ma soprattutto con differenze qualitative.
Pertanto, anche la ricerca sulle basi neurobiologiche del sogno ha incorporato e fatto propria l’iniziale sovrapponibilità tra sonno REM e sogno, spesso studiando il sonno REM con tecniche neurofisiologiche nell’animale o con tecniche di neuroimaging nell’uomo. In tal modo, conoscenze e modelli generali della produzione e del ricordo del sogno sono stati derivati dall’impropria dicotomia REM=fase dei sogni rispetto a NREM=fase in cui non si sogna.