Dossier

Mondo micotossine

Recenti contributi scientifici

Soltanto la corretta informazione e l’eventuale giustificato allarme sono in grado di evitare gli “allarmismi alimentari” che spesso possono diffondere nell’opinione pubblica creando delle mode alimentari dannose ovvero delle speculazioni dilaganti.

Numerose sono le incertezze derivanti sia dalla molteplicità delle micotossine, sia dalla diversa suscettibilità nei loro confronti dei vari segmenti di popolazione, sia dalla difficoltà di trasposizione delle valutazioni tossicologiche dagli animali all’uomo. Altre componenti che rendono multidisciplinari la valutazione del rischio delle micotossine, sono la variabilità geografica, stagionale e ambientale di questo tipo di contaminazione.

Per fare il punto sull’avanzamento di studi e ricerche sul tema specifico da due anni ha luogo un Congresso nazionale. L’edizione 2006, organizzata dall’ Istituto Superiore di Sanità e svoltasi a Roma nel mese di ottobre, ha mantenuto il proponimento di focalizzare annualmente i “principali aspetti legati alle implicazioni di carattere sanitario, agronomico, industriale e diagnostico relativamente alla contaminazione da micotossine nei prodotti della filiera agro-alimentare, sulla base di un principio di intercorrelazione fra la valutazione e la gestione del rischio” (RIASSUNTI - A cura di Marina Miraglia, Valentina Minardi e Carlo Brera - Centro Nazionale per la Qualità degli Alimenti e per i Rischi Alimentari).

Nella relazione di apertura all’ edizione 2006 il professor Gianfranco Piva dell’ Istituto di Scienze degli Alimenti e della Nutrizione, Facoltà di Agraria dell’ Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza ha sottolineato come «L’esposizione della popolazione alla ingestione di alimenti contenenti micotossine è una realtà. Secondo dati presentati al World Mycotoxin Forum del 2005 le popolazioni che vivono nella fascia compresa fra il 42° parallelo nord e sud sono esposte alle aflatossine. Il 70% dei mangimi per animali (EFSA - 2004) contengono micotossine. Nonostante ormai oltre il 96% dei paesi del mondo abbia adottato norme legislative più o meno rigorose, il problema è ben lontano dall’essere risolto ».

La situazione è oltretutto « complicata dalla dinamica dei “cambiamenti climatici” e dalla peculiarità con la quale si è sviluppato, in molte aree altamente produttive, il sistema agro zootecnico in questi ultimi decenni». Di qui il monito ad un ripensamento nella gestione di tale sistema, soprattutto nelle zone dove i cereali che richiedono troppa acqua in coltura potrebbero essere sostituiti da altri, sicuramente meno produttivi ma anche meno esigenti. Aspergillus flavus su chicchi di mais Durante il Congresso si sono prese in considerazione, nelle tre giornate di svolgimento, le diverse tematiche legate al problema micotossine, partendo dalla valutazione dell’impatto delle micotossine sulla salute dell’uomo e degli animali. A seguire sono state presentate alcune esperienze condotte nel settore della produzione e della trasformazione. Nella seconda parte le relazioni hanno interessato l’impatto delle micotossine sulla filiera agro-alimentare e mangimistica, mentre nella terza parte ha avuto spazio la presentazione di metodologie innovative utilizzate nel settore diagnostico.

Numerosi i contributi di enti e istituti di ricerca piemontesi: il Dipartimento di Agronomia, Selvicoltura e Gestione del Territorio dell’Università degli Studi di Torino a Grugliasco, che ha presentato lavori propri e condotti con altri istituti universitari italiani sullo specifico tema delle micotossine sul mais, con particolare riferimento al problema a partire dal campo, nel processo produttivo e nella fase di trasformazione; l’Istituto Zooprofilattico del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, con una relazione sulla presenza di Aflatossine nel latte e nei mangimi di Piemonte e Valle d’Aosta su di un periodo triennale; l’ Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari (ISPA), del CNR di Torino, con una ricerca condivisa per la messa a punto di nuovi genotipi di mais resistenti ai funghi patogeni micotossigenici; il CRA - Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura - Istituto Sperimentale per l’Enologia di Asti, con uno studio condiviso sull’ influenza dello stoccaggio dell’uva prima della vinificazione nei confronti della contaminazione da ocratossina A.

Considerata la diffusione e l’importanza delle contaminazioni da micotossine, la Comunità Europea ha emesso apposito Regolamento - Reg. (CE) N. 1881/2006 – che da indicazioni sui valori massimi consentiti nei prodotti alimentari. Per quanto riguarda invece le micotossine nei mangimi e prodotti destinati all’alimentazione degli animali c’è la Direttiva 2000/32/CE, cui hanno fatto seguito successive direttive e raccomandazioni per la revisione dei valori delle singole tossine.

Per approfondimenti atti del congresso:

http://www.iss.it/publ/cong/cont.php?id=1990&lang=1&tipo=6&anno=2006

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