Dossier

Mondo micotossine

Intervista al Professor Reyneri

Per fare il punto sulla situazione attuale del problema micotossine e sugli strumenti che possono aiutare a prevenirlo, abbiamo rivolto alcune domande ad Amedeo Reyneri, Professore Ordinario di Agronomia e Coltivazioni erbacee presso il Dipartimento di Agronomia, Selvicoltura e Gestione del territorio della Facoltà di Agraria di Torino, tra i massimi esperti italiani in materia.

Per ottemperare ai nuovi limiti di legge comunitari entrati in vigore quest’anno per alcune micotossine quali misure di prevenzione ritiene possano essere più efficaci?

Prof. Amedeo Reyneri Sono molto diversi i casi che si presentano nelle nostre realtà agricole ed ambientali. Ricordo, innanzitutto che il frumento e il mais sono le colture italiane più soggette all’accumulo di micotossine. Nel caso del frumento per ottenere un prodotto (farina) meno contaminato è possibile agire sia attraverso mezzi di lotta preventiva, sia diretta; si parla così di lotta integrata. I primi consistono nella scelta varietale per sfruttare la differente risposta del genotipo all’attacco fungino, nell’interramento dei residui della coltura precedente perchè fonte di inoculo e in generale nella buona pratica agricola per evitare stress nutrizionali pronunciati. I mezzi di lotta diretta, come il termine stesso indica, sono quelli in grado di attaccare direttamente i funghi produttori di tossine: a questo proposito l’impiego di fungicidi specifici in fioritura può completare la difesa della coltura.

E’ opportuno sottolineare che da solo il fungicida non sempre abbatte in misura adeguata la presenza delle tossine e che è quindi opportuno seguire una tecnica di difesa integrata. Nel caso del mais non sono attualmente disponibili fungicidi efficaci e registrati; quindi i metodi di lotta preventiva sono gli unici possibili. In sintesi l’applicazione di semine precoci, raccolte tempestive, difesa dagli insetti fitofagi, accoppiata con una corretta scelta dell’ibrido, possono portare a contaminazioni meno importanti, ma è molto difficile assicurare attraverso i soli metodi preventivi l’assenza di micotossine nella granella.

Quali sono i filoni della ricerca di base ed applicata che offrono maggiori opportunità per il contenimento dei livelli di micotossine in alimenti e mangimi?

E’ probabile che il miglioramento genetico possa prima o poi inserire caratteri (geni) di resistenza, tali da ridurre drasticamente le contaminazioni. Per ora questo risultato sembra lontano da conseguirsi: nel caso del mais le tossine sono 5, chimicamente molto diverse e prodotte da almeno 4 specie appartenenti a 3 generi diversi. Si può capire quindi quanto sia ardua questa impresa. Tra le opportunità più interessanti a breve c’è la continua messa a punto delle tecniche agronomiche per rendere più difficile la vita alle muffe e, questo è un campo relativamente nuovo, la ricerca di biocompetitori. Si tratta di microrganismi antagonisti in grado di contrastare i funghi durante la fase di colonizzazione o di crescita. Qualche risultato si incomincia a vedere, aprendo così un nuovo fronte applicativo.

Quali sono le più recenti acquisizioni in materia conseguite dal suo gruppo di ricerca?

Il risultato più rilevante è stato quello di individuare la sequenza delle operazioni di tecnica colturale necessarie per ridurre la crescita del fungo e quindi per spostare a favore della coltura l’equilibrio tra l’ospite e il patogeno. Ogni aspetto della tecnica è stato esaminato nel dettaglio, considerando anche le interazioni con la varietà e l’ambiente, per individuare le soluzioni che consentivano di ottenere un prodotto migliore. E’ stato un lavoro lungo ma proficuo. Questo è servito per costruire gli attuali protocolli produttivi, i cosiddetti contratti di coltivazione che sono oggi diffusi in tutta Italia e anche fuori dai nostri confini. Questo lavoro non è finito perchè la prevenzione deve essere più efficace ancora e perchè l’ambiente, la genetica delle colture e il fungo stesso sono in continuo divenire.

La prevenzione dalle contaminazioni da micotossine avviene lungo tutta la filiera di produzione degli alimenti, come lei da tempo sostiene. Ognuno ha la possibilità di applicare delle regole di prevenzione. Poco si parla di solito dell’ultimo anello della filiera, il consumatore. Quali azioni e quali strumenti ha a disposizione per limitare al massimo l’ingestione di alimenti contaminati?

Il cittadino europeo e quello italiano, in particolare, possono stare tranquilli. La pratiche attuali, rispetto a quelle diffuse fino a un decennio addietro, sono volte a produrre meglio e non solo di più. L’attuale mercato, infatti, non tollera una scarsa qualità sanitaria. Le direttive comunitarie non hanno fatto altro che sancire e uniformare ciò che già da anni il mercato richiede, se mai ha dato una diversa prospettiva temporale, rendendo necessario un più rapido adeguamento.

In linea di massima possiamo ulteriormente ridurre l’ingestione di micotossine evitando di consumare la parti esterne dei cereali, le cosiddette crusche, perchè là si concentra la presenza delle muffe. Purtroppo è vero, gli alimenti integrali sono più contaminati. Altre fonti nella nostra dieta sono la frutta secca di importazione: in questa direzione si sono fatti notevolissimi passi avanti limitando gli areali di approvvigionamento e controllando le partite in ingresso. Più complesso è il problema delle spezie: numerose e spesso di diversa origine. C’è ancora della strada da compiere ma occorre ricordare che il consumo di queste è comunque limitato.

Sovente si sono accusati i prodotti biologici di essere più contaminati: la discussione è aperta ma dai nostri dati emerge che se ben condotto un cereale biologico non è peggiore di uno convenzionale. Mi fa paura invece chi vorrebbe tornare a pratiche tradizionali, ritenute valide solo perchè dei nostri nonni. Bene, per queste pratiche nei cereali non c’è più spazio non per una acritica avversione, ma perchè possono veramente accompagnarsi a contaminazioni molto rilevanti.

Guardare avanti, è necessario.

Per approfondimenti

http://www.agroselviter.unito.it/agrofood/docs/Micotossine%20colture%20e%20prodotti-Reyneri.pdf

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