Dossier

Ulcere cutanee: Torino all'avanguardia nazionale

Manuela Galleazzi e il Master in vulnologia di Torino

AIUC - logo La formazione del personale medico e infermieristico nella cura delle ferite croniche è stata a lungo trascurata dai programmi universitari e di specializzazione ed è ancora oggi rinviata per lo più all’esperienza sul campo. Negli ultimi anni sono partiti corsi post-laurea sul wound care in quattro città italiane: Torino, Roma, Napoli e Firenze. Manuela Galleazzi è coordinatrice Master universitario in Vulnologia organizzato a Torino dall’Aiuc, assieme all'Università e al Corep. Il corso, di durata biennale, prevede 440 ore di didattica e 350 ore di progetto applicativo presso strutture sanitarie regionali.

Dottoressa Galleazzi chi può accedere al vostro Master?

Il master è di primo livello e possono prendervi parte sia medici che infermieri in possesso di diploma secondario. Stiamo valutando la possibilità di aprirlo anche ad altre figure professionali come i fisioterapisti. Al momento siamo alla seconda edizione. La prima si è ripetuta dopo tre mesi, perché c’è stato un alto numero di richieste, così abbiamo creato due classi (rispettivamente di 32 e 24 alunni) che stanno svolgendo lo stesso percorso didattico in parallelo, ma a distanza di alcuni mesi.

Quali sono le caratteristiche distintive del corso?

Una delle principali e delle più apprezzate anche dai responsabili dell’Aiuc è il fatto di mettere assieme professionalità diverse, medici e infermieri anzitutto, favorendone e incoraggiandone lo scambio professionale. Le ulcere, d’altronde, sono una terra di confine, dove coesistono la consulenza medica e la prestazione infermieristica.

Qual è l’identikit dell’allievo?

Molto eterogeneo. Nella classe di 32 allievi, ad esempio, abbiamo 5 medici e 27 infermieri; la loro età oscilla tra i 25 e i 52 anni e provengono da cinque diverse Regioni.

L’infermiere medio è sufficientemente preparato ad affrontare questo tipo di problemi?

Ha la preparazione di base fornita dal curriculum della laurea triennale, che poi però deve arricchire con l’esperienza sul campo, nel settore di impiego specifico. Perché se è vero che la competenza non può essere disgiunta dalla formazione, è pur vero che non c’è un infermiere formato che possa dirsi anche competente senza aggiungere l’esperienza.

Suggerimenti