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Notizia del 14/01/2014

La prova nello spazio della teoria delle stringhe

 Nel 1986 il fisico britannico John Ellis pubblicò su Nature un articolo in cui parlava della teoria delle stringhe come possibile “teoria del tutto”, cioè una teoria che potesse unificare tutti i fenomeni fisici conosciuti. Tuttavia la teoria, la quale sosteneva che tutta la materia e l’energia dell’universo fossero composte da stringhe a una dimensione, non era verificabile in alcun modo perché l’ordine di grandezza era talmente piccolo da non poter essere rilevato dagli strumenti conosciuti.

Un gruppo di ricerca della statunitense Towson University ha deciso di studiare il fenomeno da un’altra prospettiva, ovvero considerando non più il moto delle particelle ma quello dei pianeti. Durante il 223simo convegno dell’American Astronomical Society tenuto a Washington, il gruppo di ricerca ha presentato la sua ipotesi di lavoro: la misurazione precisa della posizione di alcuni oggetti del Sistema solare potrebbe rivelare leggere discrepanze con ciò che è predetto dalla teoria della relatività generale, in linea con quanto affermato dalla teoria delle stringhe.

Calcolando le posizioni dei pianeti del Sistema solare, i ricercatori pensano di poter trovare nuovi limiti oltre i quali è possibile misurare gli effetti della teoria delle stringhe, trovando allo stesso tempo prove della violazione del principio di equivalenza einsteiniano. Queste ipotetiche prove dovrebbero comprendere la leggera violazione di tre capisaldi della fisica astronomica: la terza legge del moto planetario di Keplero, il principio dei punti di oscillazione di Lagrange e la polarizzazione orbitale o effetto Nordtvedt.

Se queste ipotesi fossero verificate, si avrebbe la prima, reale dimostrazione della validità della teoria delle stringhe.

 

 

 

 

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