Dossier

L'infinito di Edgar Allan Poe

Il Principio Antropico

In Eureka vi è un'altra idea particolarmente originale. Poe si chiede perché le distanze nell'Universo delle Stelle siano così immense, perché vi siano così grandi vuoti. Si tratta di un fatto apparentemente privo di una risposta scientifica, secondo Poe, ma che può avere una giustificazione. Scrive infatti: "Lo Spazio e la Durata sono una cosa sola".

Spazio e tempo sono le fatidiche parole che troviamo associate nella relatività generale, e questa falsa analogia ha purtroppo generato interpretazioni erronee, che hanno indicato il nostro autore come precursore di Einstein. Einstein con gli indiani Hopi Un’assurdità, visto che lo spazio e il tempo di cui parla Poe sono newtoniani. Inoltre, qui Poe parla chiaramente di Spazio nel senso di dimensioni dell'universo, e di Durata nel senso di età dell'Universo, non di intervalli di tempo. Ma leggiamo con attenzione l'intero passo:

Lo Spazio e la Durata sono una cosa sola. Perché l'Universo stellare potesse durare per un tempo del tutto proporzionato alla grandezza della materia che lo compone e all'alta maestà dei suoi fini spirituali, sarebbe stato necessario che la diffusione atomica originaria avesse avuto luogo entro un’estensione così inconcepibile da essere tale senza essere infinita. Sarebbe stato necessario, in sintesi, che le stelle si fossero riunite dalla nebulosità invisibile in un punto visibile, e poi fossero passate dalla visibilità al consolidamento, e fossero invecchiate dando vita e morte a variazioni di sviluppo vitale indicibilmente numerose e complesse; sarebbe stato necessario che le stelle avessero fatto tutto ciò, che avessero avuto tempo di compiere interamente tutti questi progetti divini, nel periodo in cui tutte le cose andavano compiendo la loro fase di ritorno all’Unità con una velocità accumulantesi in proporzione inversa al quadrato della distanza in cui si trova l’inevitabile Fine”.

Dunque Poe ci dice che dimensioni ed età dell'universo sono associati perché l'Universo non è statico! Un universo che si è espanso e che successivamente crolla a causa della propria gravità deve lasciare il tempo alle stelle per formarsi, per evolvere, e per dare origine alla vita: perciò il tempo di collasso dell'Universo deve essere superiore al tempo evolutivo delle stelle, e per non collassare troppo in fretta l'universo deve essere abbastanza grande.

Quando ho letto per la prima volta questo passo di Poe, mi sono ricordato di un passo scritto dal cosmologo John Barrow nel suo libro The World within the World, pubblicato nel 1988 (140 anni esatti dopo la pubblicazione di Eureka):

Espansione dell'universoLo stato di espansione significa che la dimensione dell'Universo è strettamente legata alla sua età. Attualmente l'Universo visibile è grande più di 13 miliardi di anni-luce perché è vecchio 13 miliardi di anni. Un universo che contenesse appena una galassia, come la nostra Via Lattea, con i suoi 100 miliardi di stelle, potrebbe sembrare un'impresa ragionevolmente economica se uno lavorasse in un'impresa di costruzioni cosmica. Ma un tale universo, più di 100 miliardi di volte più povero di galassie del nostro, non avrebbe potuto espandersi per più di pochi mesi. Non avrebbe prodotto né stelle né elementi biologici. Non conterrebbe astronomi”.

Non vi è dubbio che, al di là delle differenze di stile, e del fatto che Poe pensava che l’universo stesse contraendosi e non espandendosi, Poe e Barrow esprimono lo stesso concetto!

Poe giustifica infatti le dimensioni dell'Universo col fatto che noi esistiamo, applicando quello che il fisico Brandon Carter ha chiamato Principio Antropico. Questo principio si basa sulla constatazione che la nostra esistenza è il frutto di condizioni fisiche ben precise, e che l’osservazione di certe coincidenze apparentemente sorprendenti deriva dal fatto che esse sono necessarie per la nostra esistenza: se così non fosse, noi non esisteremmo.

Non è mia intenzione entrare nel merito della discussione sulla validità e sulle varianti di questo principio (si veda, per esempio, l'ampio e approfondito articolo on-line di Stefano Bettini). È ad ogni modo evidente che Poe ha pienamente compreso le implicazioni di un universo non statico, implicazioni che sono qualitativamente le stesse, che si tratti di fisica newtoniana o relativistica.

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