Dossier

L'infinito di Edgar Allan Poe

L'omogeneità dell'Universo

A partire dall’affermazione della teoria della relatività generale, nello sviluppare i modelli cosmologici si è soliti partire dall'ipotesi che l'universo sia omogeneo e isotropo. In poche parole, se consideriamo regioni abbastanza grandi dell'universo, in qualsiasi direzione si trovino, esse devono avere le stesse caratteristiche, come ad esempio la stessa densità media: si tratta del cosiddetto Principio Cosmologico. È un principio fondamentale perché, se dal punto di vista operativo ci permette di semplificare i calcoli, passando a un ordine superiore di idee ci autorizza ad estrapolare i risultati delle nostre osservazioni – necessariamente limitate- all’universo intero.

L’idea che la materia debba essere distribuita uniformemente tuttavia, anche se non espressa in modo così esplicito e matematicamente rigoroso, non è nuova, e Poe la fa propria: “Un esame assai superficiale dei Cieli ci assicura che le stelle hanno una certa uniformità generale, equabilità, o equidistanza, nella loro distribuzione attraverso quella regione di spazio in cui, collettivamente, e in una forma grossolanamente globulare, esse sono situate: -essendo questa specie di equabilità , molto generale, più che assoluta, in pieno accordo con la mia deduzione di non equidistanza, entro certi limiti, fra gli atomi originariamente diffusi, come corollario dal disegno evidente di infinita complessità di relazione dalla non relazione. Sono partito, come si ricorderà, dall'idea di una distribuzione degli atomi uniforme in generale, ma non uniforme in particolare; - un’idea, lo ripeto, che un’ispezione delle stelle, come esistono, conferma.”

L'ammasso di galassie del Perseo

Naturalmente, secondo Poe, l'uniformità della distribuzione di materia vale entro i limiti dell'Universo delle Stelle: al di là, lo spazio è vuoto. E se il sistema solare si trovasse ai limiti dell’universo sferico di Poe, una metà del nostro cielo sarebbe priva di stelle: avremmo una vista inquietante sul vuoto infinito. Ma Poe osserva che ciò sarebbe comunque improbabile: data la vastità delle distanze, la maggior parte delle stelle, così come constatiamo per il Sole, si troverà lontano dai limiti dell’Universo delle Stelle.

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