In conclusione...
Il mio primo obiettivo di questo dossier era quello di rendere comprensibile al lettore moderno la cosmologia di Poe, inserendola nel suo contesto storico. Nonostante le assunzioni metafisiche e il carattere letterario dell'opera,
Se gli astronomi dell'epoca non presero in considerazione un universo in evoluzione, non fu certo per i limiti della gravitazione newtoniana (che rendeva anzi impossibile descrivere in maniera coerente un universo omogeneo, infinito e statico), ma per le convinzioni filosofiche sulle quali si fondava la loro visione dell'universo, e per i limiti della tecnologia dell'epoca, che non permetteva di sondare l'universo profondo. Solo grazie allo sviluppo della fotografia e della spettroscopia nella seconda metà del XIX secolo, e alla loro applicazione ai grandi riflettori del XX secolo, fu possibile determinare la natura, la distanza e il moto delle nebulose a spirale, dimostrando che l'universo non è statico né eterno (almeno, il nostro universo...).
La visione di Poe, in effetti, ai nostri occhi appare tanto suggestiva e moderna, quanto lontana ci sembra la visione degli astronomi di fine Ottocento e dei primi del Novecento. Ad esempio, la storica Agnes Mary Clerke sintetizzò così la visione prevalente a quell'epoca: “
Naturalmente
Poe arriva a sostenere che “
Il Dio di Poe ha un ben vago legame col Dio cristiano, è un Dio astratto e artista. Poe è guidato da principi estetici e non etici, e concepisce l'Universo come un'opera d'arte di Dio (“
E ancora : "
Credo che Albert Einstein, leggendo queste frasi, non possa che averle profondamente apprezzate: coerenza e bellezza sono associate alla descrizione matematica dell'universo. Ma la matematica non è forse la poesia dell'universo?