Dossier

L'universo in evoluzione di Edgar Allan Poe

Tra “Primordial Particle” di Poe e “Atome Primitif” di Lemaître

Se Edgar Allan Poe spiega l’origine dell’universo con la dispersione di una particella primordiale, in epoca moderna un concetto simile fu espresso nel 1931 dall’abate Georges Lemaître: “il mondo ha proceduto da uno stato di condensazione ad uno di diffusione. [...] L'atomo-Universo si è frammentato [...] Possiamo pensare che lo spazio sia cominciato con l'atomo primitivo, e che l'inizio dello spazio abbia segnato l'inizio del tempo.”

Ritratto di Lemaitre Eminente astrofisico belga, nel 1927 Lemaître aveva scoperto, indipendentemente dal russo Friedmann, le soluzioni delle equazioni relativistiche per un universo omogeneo e isotropo, che implicavano la non staticità dell'universo. La sua fissione dell’atomo primordiale fu un’idea di breve durata, poiché i progressi della fisica la resero rapidamente obsoleta. E tuttavia l’ipotesi di Lemaître può essere considerata precorritrice della teoria del Big Bang in base a due considerazioni principali: a) si postula il problema dell'origine a partire da uno stato primordiale ad alta densità; b) si prevede un'evoluzione globale dell'universo e degli oggetti in esso contenuti.

Un analogo rapporto si può stabilire fra la particella primordiale di Poe e l'atomo primitivo di Lemaître. È vero che quest'ultimo nasce insieme allo spazio-tempo mentre il primo nasce in uno spazio e tempo assoluti, ma è vero anche che le conseguenze sono analoghe.

In generale l'affinità fra molte idee di Lemaître e di Poe è notevole, ed è un peccato che Lemaître, apparentemente, non abbia avuto modo di conoscere Eureka (mentre Einstein nel 1934 ebbe modo di leggerla e apprezzarla). Vi è una corrente di idee che chiaramente influenza entrambi: anche Lemaître, come Poe, era contrario –e del resto lo sarà anche Einstein- all'idea di un universo infinito. Cercò persino di dimostrarne l'impossibilità, ricorrendo alla definizione di insieme infinito alla quale fa riferimento lo stesso Poe nella prima parte di Eureka: in un insieme infinito il tutto può essere uguale a una sua parte, ma come potrebbe questo valere anche per le stelle? Questione non da poco, visto che, se la cosmologia moderna ha risolto matematicamente il problema dell'infinito, dal punto di vista filosofico rimangono alcuni aspetti quantomeno sconcertanti, quale l'esistenza inevitabile di un numero infinito di nostre copie...

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