Majorana fra etica e scienza
La vicenda di Majorana è animata da uno spirito fortemente ideologico nella ricostruzione romanzata di Leonardo Sciascia (
Entrambi, ma con modalità narrative differenti, propongono la tesi di un rapporto tra scienza e storia indissolubile, che vede gli scienziati della prima metà del novecento coinvolti in scelte eticamente discutibili, come quella dell’uso dell’energia nucleare e quindi, della costruzione della bomba atomica.
La tesi sostenuta è che la scomparsa di Majorana (in un monastero dell’Italia meridionale) fu voluta, studiata e realizzata come forma estrema di rifiuto, perché la sensibilità del suo genio avrebbe precorso i tempi, portandolo alla certezza che anche la scienza avrebbe conosciuto da lì a poco il “peccato” (l’esplosione di Hiroshima). È un vero e proprio attacco di Sciascia alla presunta purezza dello sviluppo scientifico che gli costò non poche polemiche.
Famoso, tra l’altro, il suo scontro con Amaldi, che sull’
Questo legame così forte tra etica e scienza ritorna anche nella trilogia teatrale della compagnia dei RossoTiziano pur con variazioni di registro e di linguaggio (
L'esperienza teatrale dei RossoTiziano è quindi l’espressione di una rappresentazione totalmente diversa rispetto a quella più lineare di un saggio, ma è anche la conferma che è sul piano della prospettiva che si possono trovare elementi ideologici unificanti.
Ma elementi di unificazione si trovano anche sotto altri punti di vista, a volte nascosti fra le pieghe della rappresentazione. Per esempio, nella nona scena di
Un particolare, quest'ultimo, che a prima vista potrebbe apparire puramente marginale, sebbene fortemente simbolico. Eppure tanto marginale non deve essere, se è vero che Jack London ritornerà, in tutt'altra veste, anche nel saggio di Bruno Russo