Dossier

Personaggi in cerca di Majorana

Majorana fra etica e scienza

La vicenda di Majorana è animata da uno spirito fortemente ideologico nella ricostruzione romanzata di Leonardo Sciascia (Il caso Majorana) o nell’analisi letteraria del critico Lea Ritter Santini (Uno strappo nel cielo di carta).

Entrambi, ma con modalità narrative differenti, propongono la tesi di un rapporto tra scienza e storia indissolubile, che vede gli scienziati della prima metà del novecento coinvolti in scelte eticamente discutibili, come quella dell’uso dell’energia nucleare e quindi, della costruzione della bomba atomica.

La tesi sostenuta è che la scomparsa di Majorana (in un monastero dell’Italia meridionale) fu voluta, studiata e realizzata come forma estrema di rifiuto, perché la sensibilità del suo genio avrebbe precorso i tempi, portandolo alla certezza che anche la scienza avrebbe conosciuto da lì a poco il “peccato” (l’esplosione di Hiroshima). È un vero e proprio attacco di Sciascia alla presunta purezza dello sviluppo scientifico che gli costò non poche polemiche.

Famoso, tra l’altro, il suo scontro con Amaldi, che sull’Espresso del 5 ottobre del 1975 così replicava agli articoli di Sciascia apparsi sulla Stampa: “Fantasioso ed infondato ritenere che il fisico siciliano possa aver previsto specificamente il pericolo delle armi atomiche incombente sull'umanità, in quel tempo non ci pensava nessuno…”.

Majorana interpretato dai Rosso Tiziano Questo legame così forte tra etica e scienza ritorna anche nella trilogia teatrale della compagnia dei RossoTiziano pur con variazioni di registro e di linguaggio (Variazioni Majorana del 1998, Gli Apprendisti Stregoni nel 1999 e infine, L’America contro Julius Robert Oppnheimer, nel 2000). In Variazioni Majorana, per esempio, lo sviluppo della storia ha un taglio surreale, ritmato con andamenti onirici, ma la posizione ideologica degli autori-attori è pur sempre quella di Sciascia, il cui libro è in effetti il testo di riferimento su cui è costruita l’intera sceneggiatura.

L'esperienza teatrale dei RossoTiziano è quindi l’espressione di una rappresentazione totalmente diversa rispetto a quella più lineare di un saggio, ma è anche la conferma che è sul piano della prospettiva che si possono trovare elementi ideologici unificanti.

Ma elementi di unificazione si trovano anche sotto altri punti di vista, a volte nascosti fra le pieghe della rappresentazione. Per esempio, nella nona scena di Variazioni Majorana, due personaggi immaginari, due scienziati, Herbert e Albert, nella più surreale e grottesca partita di ping-pong che mai sia stata giocata, si sfidano a suon di proclami scientifici sulla fissione nucleare. Majorana è lì nell'ombra, come il più etereo dei giudici di "net", nella parte mediana del tavolo da gioco. Ecco, allora, i due contendenti, l'uno di fronte all'altro. Ma al posto delle racchette, stringono due libri: Albert ha I demoni di Dostoevskij, Herbert invece, Martin Eden di Jack London.

Un particolare, quest'ultimo, che a prima vista potrebbe apparire puramente marginale, sebbene fortemente simbolico. Eppure tanto marginale non deve essere, se è vero che Jack London ritornerà, in tutt'altra veste, anche nel saggio di Bruno Russo Ettore Majorana - un giorno di marzo, dove svolgerà la funzione di chiusura drammaturgica.

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