Dossier

Personaggi in cerca di Majorana

Le biografie storico scientifiche

Se ci concentriamo da subito sulle prospettive, ci appaiono evidenti tre grossi filoni. Ve ne è un primo riconducibile ai saggi biografici di tipo storico scientifico; in particolare emergono i lavori dei fisici Erasmo Recami (Il caso Majorana) ed Edoardo Amaldi (nota biografica a cura di Edoardo Amaldi in La vita e le opere di Ettore Majorana).

Amaldi, Rasetti, Segre' Ripercorrendo la vita dello scienziato catanese, Recami e Amaldi sottolineano soprattutto il suo originale contributo alla fisica, per quanto questo si concentri in sole dieci pubblicazioni scientifiche. Nel saggio di Recami vi sono poi dei forti accenti sugli aspetti più misteriosi della sparizione di Majorana, in particolare vi è la tesi, sostenuta da una vasta e documentata indagine dello stesso autore, di una sua possibile fuga e successiva scomparsa in Argentina. Sia Recami che Amaldi però, per quanto presentino delle ricostruzioni storiche dettagliate, con delle trame che hanno finali differenti, non si concedono mai ad analisi più profonde sui perché di una scomparsa per certi aspetti paradossale.

Vi è un debole tentativo di ricostruire gli aspetti caratteriali del giovane Majorana, donandone un’immagine forse un po’ semplificata di un genio immerso in una vita di solitudine e stranezza, incomprensibile ai più. Viene gettato su di lui uno sguardo di compassione che ne impoverisce la complessità, quasi che la sua geniale diversità, per una strana legge del contrappasso, debba giustificare il suo assentarsi dal mondo e dalla vita ordinaria; in una fuga pirandelliana mal analizzata sia da un punto di vista psicologico sia da quello filosofico.

Lo stesso vale anche per il matematico Umberto Bartocci in La scomparsa di Majorana: un affare di stato?

In questo caso il tentativo di ricostruire la problematicità interiore della figura del fisico catanese è completamente assente perché, con l’ipotesi del rapimento (da parte dei servizi segreti americani o addirittura dei nazisti) sostenuta da Bartocci, si abbandona l’idea di scelte volontarie e coscienti, come quelle del suicidio o della premeditata scomparsa. Così un destino ineluttabile, con la maschera di fantomatici servizi segreti, agendo dall’esterno, di fatto fa passare in secondo piano le scomode motivazioni di una drammatica azione volontaria.

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