L'ipotesi filosofico-esistenziale
Un filone rappresentativo di tipo
Russo mette in scena un finale in cui il protagonista si suicida, probabilmente buttandosi in mare nel viaggio di ritorno del traghetto postale Palermo-Napoli, la sera del 27 marzo del 1938. La giustificazione del suicidio è ampiamente approfondita in tutto il suo libro e ha radici in una complessa interpretazioni che esclude la facile soluzione del gesto disperato.
Russo sostiene fortemente questa ipotesi. Ma quale tipo di suicidio? Le tesi di Schopenhauer, nel
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In questa esistenza di sofferenza, di dolorosa illusione, di mancanza di reali appagamenti, secondo Schopenhauer, l'unica contraddittoria salvezza si realizza in una qualche forma di annullamento del sé. Nel momento in cui l'uomo prende coscienza dell' "
Ma ciò per Schopenhauer, come sottolinea Russo, non significa suicidio. Il suicidio per disperazione, per mancanza di realizzazione dei propri desideri, per troppo dolore è in fin dei conti un atto estremo di volontà, e quindi, ancora un atto di vita, o di ricerca di quella Vita che al suicida viene negata.
Esiste però un'altra forma di suicidio, in cui ci si lascia morire e disgregarsi, in cui, dice Schopenhauer: "
L'ipotesi esistenziale sostenuta da Russo è che la scelta di Majorana sia proprio di quest'ultimo tipo. Quando, in effetti, Majorana scrive una delle sue ultime lettere a Carrelli, direttore dell'Istituto di Fisica di Napoli, dice: "
In quest'ultima parola sembra rivivere il pensiero di Schopenhauer. Il suo gesto, sottolinea Majorana nella lettera, non sarà egoistico, perché, per quanto probabilmente definitivo, non nasce dalla violenta affermazione del sè.
Come dice Russo, quella frase scritta da Majorana, "
Siamo arrivati al mare. Dunque, all'epilogo. Infatti, è proprio a questo punto che Russo, nella sua narrazione, ha bisogno di rappresentare, direbbero dei teatranti, di mettere in scena la morte di Majorana. Preziose sono, soprattutto dal punto di vista letterario, le parole del fisico Giuseppe Occhialini, che aveva incontrato Majorana a Napoli alcuni giorni prima che scomparisse e che, stando a quel che dichiara nell'intervista riportata da Russo, ne aveva intuito i propositi di suicidio.
Sono parole che forniscono all’autore lo spunto per la conclusione della vicenda.
Occhialini associa la morte di Majorana a quella di Martin Eden, personaggio dell’omonimo romanzo di Jack London. Per quanto Russo riporti solo in nota poche parole tratte dal romanzo di London, è proprio lì, che si concentra tutto il finale drammaturgico dell'intrigo che sapientemente ha saputo costruire e che abbiamo ricordato all'inizio di questo saggio:
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