Dossier

La rivoluzione del XXI secolo: le nanotecnologie

Nanorobot tutto fare

Nanorobot in grado di curare malattie, di distruggere virus e cellule tumorali, di costruire materiali nuovi più leggeri e resistenti, di rendere i processi produttivi molto precisi con scarsa o nulla produzione di rifiuti. Per molti sembra un’utopia, l’ennesima volta in cui l’uomo vuole superare i suoi limiti e quelli della natura, per altri è un sogno che si può e si deve realizzare.

Partendo da poche molecole, per i più ottimisti atomi, sarà possibile costruire qualunque cosa: sarà solo necessario programmare nanorobot in grado di eseguire la costruzione. È un tipico esempio di approccio dal basso verso l’alto (bottom-up) in cui il lavoro sarà svolto dalle nanomacchine che, a partire da pochi componenti, dovranno ottenere una struttura unitaria.

Nanorobot La Zyvex è la prima azienda di nanotecnologia molecolare ed è stata fondata dal magnate del software, James R. Von Ehr II, un sostenitore del pioniere delle nanotecnologie K. Eric Drexler. Lo scopo di questa società è quello di costruire nanorobot. I prodotti saranno dei sistemi microelettromeccanici (MEMS, Micro Electro-Mechanical Systems) che verranno ridotti nelle loro dimensioni fino ad arrivare ad avere ad una precisione atomica, affinché si possa così realizzare qualsiasi cosa. Questo è il progetto, vedremo se saranno in grado di realizzarlo. Sicuramente sarà necessario che il nanorobot sappia fare prima di tutto una copia di se stesso, che sia un assemblatore autoreplicante perché diversamente sarebbe impossibile produrre in tempi accettabili qualsiasi qualcosa.

La critica principale a tutte queste ipotesi è che tutto ciò è ancora una pura rappresentazione digitale, virtuale che non corrisponde alla realtà: i veri nanorobot, se mai ci saranno, dovranno andare a rompere e costruire legami chimici molto forti e dovranno affrontare un mondo per molti versi ancora sconosciuto, quello della meccanica quantistica. Le “dita” dei robot saranno degli atomi che dovranno interagire con altri atomi, saranno dita molto “grosse e appiccicose” perché facilmente creeranno dei legami chimici con gli atomi che dovranno spostare. Inoltre, ci si pone la seguente domanda: ammesso che si riesca a produrli, come si potrà controllarli? Come si potrà evitare che impazziscano, come le cellule tumorali, e facciano l’opposto di ciò che viene ordinato?

Tutte queste sono domande lecite, ma ancora non si può dare una risposta perché gli studi in questo settore sono solo agli inizi: chi ha le competenze dovrà affrontare tutti questi interrogativi. La ricerca per ora deve andare avanti perché le nanotecnologie offrono grandi speranze; in futuro, però, non si potranno ignorare questi dubbi di tipo tecnico ed etico.

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