Dossier

La "clinica" dei capolavori

I laboratori di restauro

I laboratori di restauro affrontano gli aspetti del restauro, della conservazione e della manutenzione controllata dei diversi beni culturali. CCR laboratorio dipinti Sono divisi sulla base delle diverse tecniche e tipologie dei materiali:

1) arredi e sculture lignee

2) dipinti murali, materiali lapidei e superfici dell’architettura

3) dipinti su tela e tavola e scultura lignea

4) manufatti tessili

5) manufatti in ceramica e vetro, metallo e leghe

6) manufatti dell’arte contemporanea in materiali sintetici

Sono inoltre in fase avanzata di allestimento i laboratori per il restauro di libri e carta.

Tutti i laboratori operano anche al servizio della Scuola di Alta Formazione come supporto alla didattica: qui gli allievi della Scuola imparano ad applicare le varie tecniche di base (es. intarsi di legno, tessitura arazzi, realizzazione di affreschi…) e acquisiscono l’esperienza indispensabile per poter poi intervenire su manufatti nel rispetto dell’originale.

Il laboratori, ampi e ariosi, sono posti uno accanto all’altro in modo da facilitare il via vai dei restauratori (unica eccezione quello degli arazzi, posto al primo piano). All’inizio e alla fine dei laboratori ci sono due grandi magazzini dove vengono sistemate rispettivamente le opere in attesa di restauro e quelle finite. Il primo ambiente ospita un’apparecchiatura che serve per la disinfestazione delle opere in ambiente anossico (mancanza di ossigeno); il trattamento dura tre settimane, al termine delle quali le opere si considerano bonificate.

Brambilla Barcilon Pinin La direzione di tutti i laboratori di restauro è affidata a Pinin Brambilla Barcilon, restauratrice di fama internazionale che vanta 55 anni di esperienza sul campo: enti pubblici e privati le hanno affidato cicli di affreschi e dipinti su tela e tavola. Tra le sue mani sono passate opere di Piero della Francesca, Pollaiolo, Filippino Lippi, Crivelli, Mantegna, Lorenzo Lotto, Gentile Bellini, Bronzino, Caravaggio, Tiziano, Tiepolo, Giotto, Masolino, oltre a numerosi esponenti dell’arte moderna e contemporanea, tra cui Lucio Fontana. Per molti anni è intervenuta nelle complesse operazioni di restauro dell’«Ultima Cena» di Leonardo, nel Convento della Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano, e sugli affreschi di Giotto, nella Cappella degli Scrovegni a Padova. Ha tenuto conferenze presso le principali sedi universitarie in Italia e all’estero, tra cui Washington, New York, Toronto, Sidney, Los Angeles, Tokyo e Basilea; ha fornito consulenze e collaborato con colleghi di Barcellona, Andorra, Parigi, Losanna e Tokyo.

Oggi al CCR di Venaria coordina il lavoro di decine di restauratori trasmettendo la propria esperienza e dando consigli preziosi su come procedere. La sua esperienza e dedizione sono di esempio per tutti e le garantiscono rispetto autentico. «La nostra è una professione molto complessa, che richiede grande cautela ed esige competenze scientifiche. Negli interventi di restauro delle singole opere è indispensabile la collaborazione con i laboratori scientifici per le indagini preliminari, con il laboratorio di imaging per la parte diagnostica e la documentazione fotografica, e con il Centro di documentazione che lavora al reperimento dei dati storico-artistici inerenti i manufatti e le loro vicende conservative pregresse».

Ecco una breve descrizione dei diversi ambiti di restauro.

1) arredi lignei

CCR laboratorio arredi lignei Il laboratorio, affidato a Massimo Ravera, si occupa di tutte le fasi inerenti la conservazione e il restauro degli arredi lignei, che presentano una complessa varietà di casistiche e problemi. Operazione preliminare è la disinfestazione attraverso attrezzature che utilizzano l’anossia e l’immissione di azoto per tre settimane. Successivamente sul manufatto vengono compiute varie procedure di recupero, che vanno dalla pulitura al consolidamento, alla revisione degli elementi strutturali e decorativi.

Il laboratorio mira alla progressiva specializzazione in restauro dei mobili antichi, dal momento che la cultura piemontese ha espresso esempi dell'arte minusiera e dell'ebanisteria tra i più alti a livello europeo. Un obiettivo tanto più importante se si considera che in Italia, al momento, questo genere di interventi è affidato per lo più agli antiquari. Fin dall’inizio della sua attività, dunque, il laboratorio ha condotto studi approfonditi sull’ebanisteria piemontese, acquisendo conoscenze estremamente preziose.

Il laboratorio segue, tra l’altro, il restauro degli arredi della Palazzina di Stupinigi recuperati a fine 2005 dopo il furto dell’anno precedente: in tutto 37 pezzi per i quali la Compagnia di San Paolo ha stanziato circa 300 milioni di euro.

2) Dipinti murali e sculture lignee

kamakura Al momento il laboratorio di dipinti murali e quello sculture lignee sono ubicati all'interno degli stessi spazi e usufruiscono in parte dello stesso personale e attrezzature. Il primo ha trattato, fino ad ora, alcuni affreschi staccati di provenienza museale, ma è previsto anche l’impegno in cantieri esterni al Centro.

Il laboratorio di sculture lignee si occupa di manufatti che presentano spesso un degrado complesso (ad es. per l’esposizione a vari agenti atmosferici, per precedenti restauri, per la compromissione della policromia originale…). Per conoscere a fondo le opere si avvale, tra l’altro, di elaborazioni grafiche bi- e tri-dimensionali, particolarmente efficaci nella restituzione delle tecniche di assemblaggio.

Un intervento recente particolarmente degno di nota è quello sulla statua lignea dipinta, alta 2,3 metri, raffigurante il guardiano giapponese dei templi buddisti (Kongo Rikishi), databile al periodo Kamakura (tardo XIII secolo). È in legno intagliato, realizzato con la tecnica dell'assemblaggio di molteplici masselli lignei (40-50 pezzi). L’opera è stata acquistata dalla Compagnia di San Paolo ed è destinata, come altre già restaurate al Centro, al Museo di arti orientali di Torino, la cui apertura è prevista per settembre 2008. Nel frattempo il Kongo sarà sottoposto a una serie di analisi non distruttive (es. raggi infrarossi e fluorescenza X per riconoscere la natura dei pigmenti, studio della direzione della fibratura del legno…) non solo ai fini del restauro, ma anche per compilare un “passaporto” utile alla sua futura conservazione.

3) Dipinti su tela e tavola

CCR laboratorio dipinti tela e tavola Il laboratorio dei dipinti su tela e tavola è affidato a Barbara Rinetti. Diplomata all’Istituto Centrale del Restauro di Roma, ha effettuato interventi per le Soprintendenze e per Enti Pubblici, su opere provenienti dai principali musei. Ha inoltre operato per conto del Ministero degli Esteri nell’area sacro-funeraria di Sabratha, in Libia, su dipinti murali di epoca romana.

Nella programmazione degli interventi il laboratorio riserva particolare attenzione a tutte le operazioni preliminari di analisi non invasive e allo studio della documentazione storica sull'opera. L’applicazione di tecnologie diagnostiche di ultima generazione (come riflettografie a infrarossi in bianco e nero e in “falso colore”, fluorescenze UV e altre tecniche non distruttive) permette di raccogliere informazioni su modalità esecutive, ridipinture, restauri precedenti e attuale stato di conservazione: elementi su cui si baserà il successivo progetto di restauro.

«Molti problemi emergono nel corso dei lavori», spiega Rinetti. «La pulitura, ad esempio, può svelare come interventi precedenti abbiano modificato le cromie o particolari dell’impostazione pittorica: sono scoperte importanti, su cui è indispensabile riflettere e confrontarsi per elaborare decisioni collegiali e impostare le scelte corrette per ogni singolo intervento».

Palma il Giovane - particolare Recentemente il laboratorio ha concluso il restauro, durato oltre un anno, del «Dipinto celebrativo dei rettori Jacopo e Giovanni Soranzo» di Jacopo Palma il Giovane (1548 ca – 1628). In questo caso le indagini scientifiche (UV, IR, XRF), oltre ad aver individuato la presenza di una complessa stratificazione di sostanze eterogenee non originali, hanno contribuito a orientare la scelta di una metodologia di pulitura specifica. In prima istanza dalla superficie pittorica sono state asportate le sedimentazioni di particellato atmosferico e, successivamente, il consistente strato di materiale protettivo ossidato. La conclusione della prima fase di pulitura ha permesso di individuare tracce evidenti di almeno due interventi di restauro sovrapposti: un primo superficiale, perfettamente visibile a luce ultravioletta e riconoscibile per l’impiego di colori a vernice; e un secondo più antico, caratterizzato dall’utilizzo di colori a olio. Queste ridipinture, sensibilmente virate nel tono, oltre a essere di mediocre qualità e spesso sovrapposte a porzioni di film pittorico originale, si configuravano come elementi invasivi e deturpanti che si è deciso di rimuovere. Altrettanto interessanti le informazioni ottenute dalle riflettografie a infrarosso bianco/nero e dalle radiografie, che hanno permesso di individuare vari “pentimenti” dell’autore e trarre informazioni utili sulle tecniche adottate dall’artista.

4) Arazzi e manufatti tessili

CCR laboratorio arazzi Attivo da maggio 2007, il laboratorio per il restauro dei manufatti tessili si occupa di tessuti e arazzi. Lavora a stretto contatto con il laboratorio degli arredi lignei per il recupero di manufatti complessi, tra cui ad esempio il paravento con taffettà dipinto a chinoserie proveniente dalla Palazzina di Stupinigi, o le poltrone con preziosi tessuti appartenenti alla collezione Bruni Tedeschi e destinate alla Reggia di Venaria.

La responsabile è Roberta Genta: «In questo momento stiamo lavorando su due arazzi della manifattura di Anversa, databili attorno al 1640-60. Arrivano dall'abbazia della Cervara, vicino a Portofino. Fanno parte di una serie di quattro che, a lavori ultimati, verranno restituiti al committente». In questo caso, spiega l’esperta, vengono portati avanti contemporaneamente due tipi di intervento: uno “conservativo”, che consiste nel fermare gli orditi rimasti liberi fissandoli su supporti locali della stessa tinta, e uno “integrativo”, che si pratica là dove ci siano ancora le terminazioni delle trame colorate». «L'arazzo», prosegue Genta, «subisce un degrado dei materiali costitutivi non tanto per azione delle muffe quanto piuttosto per la sospensione alla parete, che può determinare il cedimento e la lacerazione della trama lasciando l'ordito libero».

Un’operazione molto importante consiste nel lavaggio preliminare dei tessuti e degli arazzi, che «dà ottimi risultati non solo a livello di recupero cromatico, ma anche di morbidezza: la polvere, infatti, rende le fibre molto dure». Ma come si procede in pratica? «Il lavaggio avviene per immersione in acqua, a cui è aggiunto in bassissima percentuale un detergente non ionico (la saponina), che permette di agire più in profondità nella rimozione del particellato insolubile. L'acqua viene monitorata in base a precisi parametri chimici: per esempio non deve contenere cloro e avere poco calcio. Le vasche di lavaggio sono strutture tubolari montate in base alla dimensione dei tessuti; in inverno sono ospitate all’interno del Centro, d’estate nei cortili all’aria aperta. Terminato il lavaggio, i tessuti si lasciano asciugare a temperatura ambiente su apposite reti orizzontali, sollevate a circa 5 cm da terra, in modo che l'aria possa circolare sopra e sotto. L’asciugatura deve essere rapida e avvenire nell'arco di una notte».

5) Metalli, ceramica e vetro

Il laboratorio per il restauro dei materiali in ceramica, metallo e vetro, avviato a novembre 2007, costituisce un settore strategico non solo per l’intervento diretto su manufatti di origine archeologica e storici, ma anche per il supporto offerto agli altri laboratori, in particolare l’emergente settore dedicato all’arte contemporanea. Anche in questo caso il laboratorio, attrezzato con strumenti all’avanguardia, è predisposto per accogliere sia gli studenti che i restauratori responsabili degli interventi sulle opere, coniugando in modo efficace le necessità lavorative con quelle della didattica.

6) Manufatti dell’arte contemporanea in materiali sintetici

Gilbert and George - opera Il laboratorio ha avviato ufficialmente le proprie attività a giugno 2007. Tra i suoi compiti c’è anche la certificazione dello stato di conservazione delle opere al loro arrivo/rientro nelle varie sedi espositive. Ad esempio, in occasione della rassegna «Gilbert and George. La grande mostra», allestita al Castello di Rivoli (To) dal 17 ottobre 2007 al 13 gennaio 2008, gli esperti del CCR hanno stilato schede informative sullo stato di salute di varie opere prestate dalla Tate Gallery. In altri casi la certificazione viene fatta dai responsabili degli stessi Musei di provenienza. I metodi e le schede di valutazione possono essere piuttosto diversi, ma i parametri di giudizio sono comuni. È questa un’attività particolarmente interessante per i restauratori del CCR, perché consente loro di venire a contatto diretto con esperti internazionali e confrontarsi con metodiche differenti.

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